La Nuova Ferrara

Ferrara

Il contenzioso

Tassa sulla pubblicità a Ferrara, Poste Italiane si ribella

Tassa sulla pubblicità a Ferrara, Poste Italiane si ribella

Ricorsi al Giudice di Pace contro Comune e Ica per undici uffici

09 maggio 2024
3 MINUTI DI LETTURA





Ferrara La “bolla” Ica era scoppiata undici anni fa, quando il servizio di riscossione del pagamento dell’imposta comunale sulla pubblicità, fino ad allora gestito dal Comune, venne affidato alla società esterna Imposte Comunali Affini (Ica appunto). Appalto confermato anche nel 2020 e successivamente rinnovato fino alla fine del 2026.

Con l’arrivo della concessionaria di riscossione cominciarono a fioccare i verbali di mancato versamento dell’imposta, con importi anche piuttosto ingenti. A essere colpiti da quella prima ondata di sanzioni erano stati ristoranti, tabaccherie e altri esercizi a cui venivano contestate come pubblicitarie le scritte sulle vetrine, sulle sedie o sui tovaglioli. Dopo quel primo grosso impatto, con relativi ricorsi dall’esito variabile, l’attività di controllo per l’applicazione del regolamento è proseguita e non di rado è approdata a controversie giudiziarie che contrappongono i ricorrenti a Comune e Ica. Una delle più significative riguarda Poste Italiane: al momento a Ferrara: sono undici le procedure in corso: in due di casi la sentenza di primo grado davanti al Giudice di Pace è stata favorevole alle Poste, un’altra è arrivata al grado dell’appello e otto sono ancora pendenti. Le ultime in ordine di tempo interessano gli uffici postali di via Mortara, via Arianuova, via Bentivoglio, via Felisatti e via Bologna. Tutti hanno ricevuto l’avviso di accertamento esecutivo a gennaio, e tutti hanno presentato ricorso al Giudice di Pace, notificato al Comune di Ferrara il 27 marzo. Si tratta sempre di importi modesti: 194 euro per via Mortara e 279 per gli altri quattro. Ma a preoccupare la società potrebbe essere l’ “effetto-epidemia”, perché la questione non riguarda solo Ferrara, ma casi-fotocopia si stanno moltiplicando un po’ in tutta Italia.

Da una delibera pubblicata ieri, si apprende che il Comune di Ferrara si opporrà ai ricorsi, affidandosi a un avvocato, e che le spese legali saranno sostenute da Ica, senza oneri per l’amministrazione. Il tutto in attesa che si perfezionino le cause già avviate, il cui esito - una volta diventato definitivo - potrà costituire un importante precedente per poter dirimere la questione.

Comune e Ica sostengono che anche le insegne degli Uffici postali costituiscono una forma di pubblicità. Insegne che peraltro sono presenti da anni, senza che nel tempo siano avvenute particolari modifiche, se non l’assetto stesso di Poste Italiane interessata da parziali privatizzazioni, destinate peraltro ad aumentare. La tesi opposta ritiene invece che le insegne degli uffici postali debbano essere riconosciute come servizio pubblico, e non come pubblicità. Da ricordare però che la Corte di Giustizia dell’Unione Europea con una sentenza del 28 ottobre 2020, ha stabilito che Poste Italiane riveste la qualità di impresa pubblica (e quindi sottoposta a concorrenza) e non di organismo di diritto pubblico, ovvero istituito per soddisfare specifiche esigenze di interesse generale aventi carattere non industriale e commerciale.

Alessandra Mura

© RIPRODUZIONE RISERVATA