"Sono qui dopo un viaggio di stenti", a Reggio Emilia una trentina di migranti coinvolti dal provvedimento di Piantedosi

Serena Arbizzi
"Sono qui dopo un viaggio di stenti", a Reggio Emilia una trentina di migranti coinvolti dal provvedimento di Piantedosi<br type="_moz" />

Chi sono gli stranieri arrivati sul territorio che rischiano di trovarsi per strada

12 agosto 2023
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Reggio Emilia. Sono sfuggiti all’orrore della schiavitù, dopo un viaggio di stenti, durante il quale hanno rischiato la vita, alla ricerca di un futuro di salvezza.

Sono i migranti sbarcati in Italia e arrivati anche in Emilia, che ora rischiano di perdere anche quel tetto provvisorio sotto il quale avevano ripreso a ricostruire i propri sogni. Migranti che si trovano in un limbo, tra il via libera alla protezione internazionale e l’arrivo, concreto, del permesso di soggiorno. Almeno una trentina di persone, a Reggio Emilia, che rischia di essere “sfrattata” dopo la circolare inviata dal ministro Piantedosi alle prefetture che ordina la cessazione delle misure di accoglienza per chi abbia ottenuto la protezione internazionale.

I Paesi da cui provengono sono diversi: Egitto, Sudan, Ciad e Nigeria. Sono famiglie con bambini, donne sole che si trovano ad allevare figli, uomini fuggiti dalle torture che sarebbero state inflitte loro nel Paese d’origine. Mohamed è arrivato in Emilia dopo aver pagato migliaia di euro, su un barcone precario. «Pensavo di essermi salvato dopo un viaggio di stenti, invece rischio di finire per strada, senza un lavoro, né altri mezzi». Hamida deve allevare due bambini e ha lasciato due figli adolescenti in Egitto. Alcuni avevano pensato di andare a vivere alla stazione di Reggio Emilia, ma grazie ai progetti di accoglienza diffusa sono riusciti ad avere un tetto.

«Tra queste persone ci sono anche famiglie e chi presenta caratteristiche di fragilità: noi dobbiamo prenderci cura di loro e delle loro esigenze per capire quale sia la soluzione migliore per loro, ci sono le vite di esseri umani che hanno sofferto, in ballo – commenta Ilaria Nasciuti, referente della cooperativa sociale reggiana Dimora D’Abramo –. Il ministro Piantedosi ha accelerato, in realtà, un provvedimento che esiste già. I migranti che dovranno uscire dai Cas hanno ottenuto, infatti, dalla commissione la protezione, ma non è ancora stata notificata».

Sono oltre 1.400 gli stranieri, a Reggio Emilia e provincia, accolti nei Cas, ovvero nei Centri di accoglienza straordinaria, nella città del Tricolore, dei quali una trentina hanno ottenuto dalla commissione territoriale con sede a Bologna la protezione internazionale, ma non hanno ancora ricevuto la notifica. Sono loro che, dopo aver conquistato la certezza di una casa dopo aver rischiato la vita per arrivare qui, rischiano di essere sbattuti per strada e di andare via dai centri di accoglienza. Chi ha ottenuto il permesso, infatti, è già uscito dal percorso d’accoglienza diffusa, secondo l’osservatorio delle cooperative, che stanno esaminando la popolazione di migranti coinvolta dal provvedimento.

«Di solito, trascorre qualche mese dalla decisione della commissione e l’arrivo della protezione internazionale – continua Nasciuti –. Questo periodo si rivela prezioso perché ci consente di cercare una collocazione alternativa. Ora, invece, i tempi si accorciano moltissimo».

A Reggio Emilia il modello per ospitare i migranti è quello dell’accoglienza diffusa, ovvero basato sulla disponibilità di più alloggi, in città e provincia. Il fatto che una trentina di persone si trovi improvvisamente a uscire da questi alloggi, complica sotto tanti punti di vista una situazione già al collasso. A Reggio Emilia e provincia, infatti, sono numerosi i migranti in arrivo: soltanto mercoledì si sono contati tra i 15 e i 20 nuovi arrivi.

Grazie alla disponibilità degli hotel tra i 10 e i 20 migranti hanno trovato ospitalità temporanea. Una delle ipotesi sul piatto è la creazione di piccoli centri di prima accoglienza da 30 persone nelle vecchie scuole o in spazi collettivi. L’obiettivo è evitare le tendopoli e, in generale, le grandi aggregazioni. l