«Ovadia e quei giudizi “sparati”, parole senza alcuna solidarietà»
Ferrara, l’indignazione della Comunità ebraica per le dichiarazioni del direttore del Teatro. Gulinelli: “Giudizio sbagliato”. Maisto: “Non dovevano affidargli quell’incarico”
FERRARA Questa volta è stato molto più di un dito nell’occhio. Nella comunità ebraica le dichiarazioni di “Moni Ovadia” hanno suscitato avversione, non solo fastidio, un impatto che «pur nel contesto di un confronto tra opinioni che è il fondamento di una democrazia, oggi, dopo la sua ennesima “sparata”, evidenzia la costante volontà di negare a Israele una solidarietà condivisa dal resto del mondo dopo la feroce aggressione condotta contro centinaia di civili da parte di Hamas». Parole del presidente della Comunità ebraica di Ferrara, Fortunato Arbib, che esprime l’indignazione sua e della comunità ma non entra nella polemica sollevata da Fratelli d’Italia (senatore Balboni) e Italia Viva con la richiesta di dimissioni rivolta al direttore del Teatro comunale “Abbado”.
Ovadia ha emesso un giudizio che “storicizza” un conflitto che ha marcato la storia del Medio Oriente negli ultimi decenni con un’attenzione che ha inserito in un quadro di azioni e reazioni impossibile da semplificare anche le sofferenze del popolo palestinese. Ma l’agguato sanguinoso contro cittadini indifesi, a lungo programmato per fare il maggior numero di vittime e ostaggi, in questo momento è ritenuto l’aspetto prevalente di uno sviluppo «che ha sconvolto tutti», prosegue Arbib.
«So delle richieste di dimissioni rivolte a Ovadia – commenta il presidente della Comunità ebraica ferrarese – ma questo è un aspetto che riguarda il contratto tra il direttore e il suo datore di lavoro. È il Comune che deve decidere se Ovadia è ancora oggi una scelta idonea a rappresentare questa istituzione a Ferrara. Ovadia sostiene da tempo queste posizioni, il Comune le conosceva anche quando gli ha conferito l’incarico. Riconosco che quanto è avvenuto negli ultimi tempi in Israele è stato molto divisivo, alcune scelte hanno creato fratture nella società, dissidi molto forti all’interno di Israele. Noi continuiamo a sostenere la necessità di un punto di incontro e a non tacere di fronte a efferatezze che non possono essere giustificate da nessun motivo». Le dichiarazioni di Ovadia hanno spiazzato anche l’assessore comunale alla Cultura, Marco Gulinelli. Che «di fronte ad una strage di queste proporzioni perpetrata contro comuni cittadini» spiega che «quel giudizio è profondamente sbagliato». Non si accoda alle richieste di dimissioni e spinge la palla - certamente scomoda - sul tavolo degli «organi competenti perché il Teatro ha un consiglio di amministrazione». Ma esterna comunque un’opinione aspra, che mostra freddezza e distacco anche rispetto al “grado di autonomia” rivendicabile da chi gestisce un incarico pubblico e reclama i diritti del comune “cittadino”.
«La libertà di espressione non si nega in una democrazia, va praticata e difesa – precisa – Come assessore voglio però rimarcare che, rispetto a quanto è avvenuto in Israele, la questione legata al ruolo di Ovadia nel Teatro comunale la ritengo di secondaria importanza. I fatti di questi giorni richiedono moderazione e rispetto per il lutto e il dolore che questo atto criminale e disumano ha seminato innescando fra l’altro un nuovo conflitto. Per quanto riguarda il mio ruolo devo sempre valutare che venga garantito il bene del Teatro». Ieri al Meis erano in programma iniziative legate alla Rassegna del libro ebraico. Fuori staziona una pattuglia dell’esercito e all’ingresso non si passa senza il faccia a faccia col metal detector. Tra il pubblico c’era il predecessore di Gulinelli, Massimo Maisto, vicesindaco di una giunta di centrosinistra. Tranchant il suo giudizio, decisamente meno articolato di quello di Gulinelli: «Questo raccoglie chi lo ha nominato. Non aggiungo altro». Per la consigliera comunale di Forza Italia, Paola Peruffo, anche lei presente in platea, «non è certo il momento di posizioni estreme e si può capire perché qualcuno ha chiesto le sue dimissioni». l
Gi.Ca.
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