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Ambiente

Più specie aliene in Emilia Romagna. Danni a ecosistema ed economia

Più specie aliene in Emilia Romagna. Danni a ecosistema ed economia

«Il granchio blu? Milioni di uova, non sarà sufficiente mangiarlo»

21 ottobre 2023
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Bologna Non solo granchio blu, ma anche testuggini palustri e scoiattoli grigi, procioni e rane toro provenienti dal Nord America e altri animali come i gamberi rossi della Luisiana. E ancora: ibis, oche egiziane, calabroni asiatici dalle zampe gialle.

Sono tante le specie animali non autoctone che si sono diffuse e proliferano in Emilia-Romagna mettendo a rischio l’intero ecosistema. Anche per quanto riguarda la flora, sono 569 le piante di altre parti del mondo che si sono diffuse nel nostro territorio. Emblematico è il caso della felce rampicante giapponese che veniva venduta da un vivaio della regione. Pubblicizzata in una rubrica di giardinaggio su un’importante testata nazionale, la pianta cresce in fretta e può arrivare fino a 30 metri di altezza, avendo la meglio sulla flora locale.

Non è rassicurante la fotografia che emerge dal convegno nazionale sulla tutela della biodiversità e sul sontrasto alle specie aliene invasive organizzato da Legambiente in collaborazione con Life Green4Blue e Consorzio della Bonifica Renana.

Il caso più allarmante è senz’altro quello del granchio blu, che divora vongole e cozze dell'Adriatico minando economia marittima. Ma le difficoltà, per quanto riguarda il crostaceo, non sono certo finite. Quello che abbiamo visto finora «è solo la punta dell'iceberg: le femmine stanno deponendo infatti milioni di uova», sottolinea Fabio Collepardo Coccia, biologo del Consorzio Universitario per la Ricerca Socioeconomica e per l'Ambiente-Cursa. E adesso il crostaceo si sta diffondendo anche «dove c’è acqua dolce o quasi», spiega l’esperto.

Anche gli spostamenti di questa specie non sono del tutto chiari. «Spesso maschi e femmine si muovono separati e quindi andrebbero tracciati», chiarisce il biologo. «Quest'anno ho raccolto personalmente femmine produttive, con uova, da fine aprile ad oggi – spiega - . Ogni femmina ha la capacità potenziale di deporre fino a due milioni di uova, quindi, immaginiamo cosa potrà succedere in futuro».

Solo studiando il ciclo biologico di questa specie sarà possibile contrastarla in maniera efficace. «Continuare a mangiare il granchio blu, come stiamo facendo, non basterà» a renderlo meno pericoloso, chiarisce Collepardo Coccia. «E nemmeno la pesca a strascico servirà: non è una misura attuabile, visto che distrugge gli ecosistemi», puntualizza l'esperto. A preoccupare sono anche altre specie, spiegano Monica Palazzini, Silvia Messori e Sonia Braghiroli del Servizio aree protette, foreste e sviluppo della montagna della Regione Emilia-Romagna.

Prime tra tutti le nutrie, piroditori ormai diffusissimi in tutta la Pianura Padana e nella zona collinare. Con la loro azione erosiva mettono a rischio la tenuta degli argini di fiumi e canali. Nel solo 2022 in Emilia-Romagna ne sono stati catturate oltre 100.000 esemplari. Dannegiano anche l’economia.

«I cambiamenti climatici favoriscono una serie di specie aliene», spiegano le esperte, ma in alcuni casi sarebbe stato possibile intervenire tempestivamente per evitare che invadessero il territorio. «Adesso l’Europa ci obbliga ad intervenire su un numero di animali molto maggiori», concludono. l