La Nuova Ferrara

Memoria

Le opere d’arte dei ragazzi richiamano le pietre d’inciampo

Le opere d’arte dei ragazzi richiamano le pietre d’inciampo

L’arte a servizio della memoria: disegni per non dimenticare

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Martina Agozzino, Vittorio Barat,, Nicholas Bigoni, Carlotta Cavicch, Chiara Cenerett, Canico Dias Diogo De Abreu, Isabel Duó, Alice Forlani, Ines Dariya Frunza, Giulia Manfredi, Sara Marangoni, Marta Muncibí, Elena Pisa, Alice Sivieri, Giulia Stabellini, Elena Tacchini, Enea Verdicchio, Linda Vitali, Alessia Zappaterra, Chiara Zgjana. Ecco gli studenti della classe 2B del liceo artistico Dosso Dossi di Ferrara che hanno dipinto le opere che trovate in questa pagina. Ma non sono opere elaborate durante una sessione di arte o per un compito in classe per verificare le competenze scolastiche della classe; no, si tratta di piccoli quadri di dimensioni 20x20, un pizzico più grandi delle dimensioni delle pietre d’inciampo. Cosa sono le Stolpersteine? Si tratta di un piccolo blocco quadrato di pietra (10×10 cm), ricoperto di ottone lucente, posto davanti la porta della casa nella quale ebbe ultima residenza un deportato nei campi di sterminio nazisti: ne ricorda il nome, l’anno di nascita, il giorno e il luogo di deportazione, la data della morte.
A Ferrara nei giorni scorsi le prime 15 pietre d’inciampo sono state collocate in via Mazzini, davanti alle abitazioni delle famiglie deportate. È stato un momento particolarmente suggestivo, raggiunto grazie all’iniziativa artistica di Gunter Demnig (nato a Berlino nel 1947) come reazione a ogni forma di negazionismo e di oblio, al fine di ricordare tutte le vittime del Nazional-Socialismo, che per qualsiasi motivo siano state perseguitate: religione, razza, idee politiche, orientamenti sessuali.
Ebbene, gli studenti del Dosso Dossi hanno elaborato un percorso formativo che li ha portati a prendere coscienza di ciò che è stata la Shoah. Hanno visitato il Meis di Ferrara, hanno scoperto la sinagoga cittadina e soprattutto hanno parlato con le famiglie di chi ha vissuto la deportazione nei lager. E al termine di tutto ciò, accompagnati dai docenti Alessandro Tagliati (coordinatore del progetto), Simona Rondina e Alessandra Vecchietti, hanno trasformato le loro nuove competenze in opere d’arte. I dipinti sono stati esposti per tutta la settimana nell’atrio della scuola, affinché gli stessi studenti delle altre sezioni potessero vedere, capire e riflettere su ciò che è la Memoria, su come si innesca, e quali sensazioni può generare il prendere atto di un imponente genocidio perpretrato durante la Seconda Guerra mondiale.
Attenzione però, ridurre l’attività del Dosso Dossi ad una singola classe sarebbe uno sbaglio. L’istituto, infatti, da anni ha scelto di intraprendere un percorso che possa coinvolgere più studenti possibili nella scoperta di quello che è stato. Non a caso le studentesse e gli studenti della Classe 4J hanno presentato una performance nella quale il movimento del corpo si faceva linguaggio universale.
I ragazzi, dopo aver svolto un percorso di conoscenza delle vicende della comunità ebraica ferrarese nel periodo della persecuzione razziale, in particolare attraverso il racconto di Enrico Fink, hanno lavorato sotto la direzione della coreografa Alessandra Fabbri all’ideazione di una sorta di partitura corale ispirata da concetti-chiave che avevano selezionato.
Conoscere, Vivere, Sognare, Custodire, Oblio, Rivivere: queste le parole tradotte dagli studenti in gesto, azione, movimento sul palcoscenico della Sala Estense. Un momento corale che ha visto la partecipazione degli adulti e dei vertici della comunità ferrarese per lanciare un’altra volta un grido: mai dimenticare. E per farlo serve la Memoria, che solo tramite le iniziative con i più giovani può essere coltivata. Coinvolgere, spiegare, raccontare - anche quando non ci sarà più nessuno che ha vissuto quel periodo storico - è l’unico strumento che rimane perché le atrocità non tornino. l

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