La Nuova Ferrara

Saffo voce femminile autentica da raccontare

Saffo voce femminile autentica da raccontare

Incontro al liceo Ariosto con la scrittrice Silvia Romani Tra libri, storie e il tema del ricordo nella letteratura

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In occasione dell’XIª edizione della Notte nazionale del liceo classico, l’istituto L. Ariosto ha organizzato un “incontro con l’autore” nell’ambito del progetto di lettura della scuola “Galeotto fu il libro”. Questa volta, a essere ospitata tra le mura del nostro liceo è stata Silvia Romani, antropologa appassionata di religioni e mitologia classica, che ha presentato una delle sue ultime pubblicazioni: “Saffo, la ragazza di Lesbo” (Einaudi, 2022).

Nel corso dell’incontro, coordinato dagli studenti che hanno aderito al progetto, la nostra ospite ha risposto a varie domande relative all’enigmatica figura di Saffo, al suo libro, al suo personale rapporto con il mondo della classicità e, soprattutto, al modo in cui la letteratura greca e latina ancora oggi comunicano con noi e ci insegnano ad amare, riflettere e vivere.

Saffo è come la nostra città: avvolta da una nebbia perenne che impedisce di vedere chiaramente. Questa scarsità di informazioni rende qualsiasi ricerca sulla poetessa difficile e, a volte, inconcludente. A fronte di questo, c’è un aspetto in particolare della figura di Saffo che l’ha spinta a intraprenderne e proseguirne gli studi?

Se noi pensiamo alla letteratura greca e latina, salvo sporadici frammenti di poche poetesse, solo Saffo è una voce femminile autentica. In realtà, già con Omero, le donne erano uno degli oggetti più cantati; per esempio, nell'Iliade le figure femminili venivano associate all’idea della pace. Tuttavia, il loro intervento nelle vicende era solo corale: si trattava di un gruppo che esprimeva le stesse emozioni senza autonomia. Saffo, al contrario, ci offre una possibilità incredibile, quella di ascoltare veramente cosa pensasse una donna dell’antica Grecia.

Infatti le figure femminili del mito non hanno mai parlato in prima persona, per cui adesso abbiamo l’occasione di raccontare le loro storie. Ed è per questo che negli ultimi anni c’è stato un vero rinascimento di romanzi dedicati alle eroine del mito antico: ne sono esempio i libri di Margaret Atwood e di Madeline Miller. Anche Saffo, quindi, come tutte le donne del mondo classico che si stanno riscoprendo nella modernità, merita di essere raccontata.

Nel suo libro scrive: “La corona di viole e di rose è anche un pegno di amore: solo chi ricorda ha amato davvero, come mostrano nel mito le storie degli amori imperfetti di cui sono stati protagonisti gli eroi”. Invertendo il processo, il ricordare stesso può essere paragonato a una forma d’amore: è compito nostro e soltanto nostro decidere chi o cosa tenere al nostro fianco o lasciar andare. Così è la storia: scegliamo di ricordare quello che crediamo valga la pena conservare e trasmettere. Si sentirebbe di paragonare la scrittura del suo libro a un vero e proprio atto d’amore?

Il tema del ricordo è di incredibile attualità: adesso siamo abituati a lasciare andare con estrema facilità ogni cosa, per cui trattenere e ricordare sono assolutamente un esercizio d’amore. Quando si scrive, si rivivono i bei momenti, e quindi si riporta alla memoria ciò che si ama. Di conseguenza, si può dire che la scrittura stessa sia un vero atto d’amore, ed è proprio per questo motivo che ho fatto un grande investimento sul modo in cui scrivo tanto quanto su che cosa decido di raccontare. Inoltre, credo che la scrittura nasca come una forma d’amore per la lingua stessa, che si tratti del greco come dell’italiano. Quindi, per me, nella pagina, la prima cosa che ha importanza, al di là del contenuto, è il suono delle parole, la loro musicalità.

Finito l’incontro, la curiosità ha avuto la meglio su di noi, e per questo non abbiamo saputo resistere alla tentazione di farle qualche altra domanda.

Silvia Romani ha svelato il suo segreto per appassionarsi alla lettura: i libri che scegliamo devono “risuonare dentro di noi a qualche livello”. Il desiderio di “abbracciare” un libro deve venire dalle viscere, così che, nonostante le difficoltà che si possono incontrare leggendo, si continui a voltare pagina per scoprire qualcosa che ci riguarda personalmente.

In conclusione, Romani ci ha raccontato di essere stata ospite a vari eventi in occasione della Notte del Classico, dei quali ha sempre apprezzato il coinvolgimento e lo slancio degli studenti nella preparazione delle attività. Secondo l’ospite, la Notte è un momento di condivisione, in cui si può percepire tra le mura della scuola l’entusiasmo dei ragazzi e la speranza che il loro interesse per la cultura non si esaurisca mai, e noi non potremmo essere più d’accordo con lei. l

Viviana Perelli

Aurora Toso

classe 4A liceo Ariosto

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