Tik Tok, il social dei giovani «Il ban? Siamo contrari»
Un dialogo con Natasha Allen che vive a New York
Negli ultimi anni si sente spesso parlare della piattaforma social “TikTok” dove numerosi utenti possono creare e condividere pubblicamente le proprie creazioni, ovvero video dalla durata di pochi minuti. Inizialmente chiamata “Musical.ly” l’app venne pubblicata nell’agosto 2014 in Cina da Alex Zhu e Luyu Yang, due imprenditori e grandi amici, e all’inizio non ebbe molto successo per via del proprio progetto orientato verso creazioni multimediali in ambito didattico. Dunque i fondatori decisero di spostare l’attenzione verso un pubblico più giovane trasformando “Musical.ly” in un social network incentrato sulla musica e sui video brevi. Sin da subito questo cambiamento suscitò nei giovani grande interesse, poiché la realizzazione di questi contenuti stimolava la propria creatività in maniera positiva e divertente, contribuendo a dar vita ad una comunità in cui tutti possano essere creatori.
Nel settembre 2017, “Musical.ly”, ha iniziato a espandersi a livello internazionale e la società cinese ByteDance acquistò “Musical.ly” per circa 750 milioni di euro. Il 2 agosto 2018 ByteDance ha fuso “Musical.ly” con un altra piattaforma conosciuta in Cina come ”Douyin”, rinominando l’app in “TikTok”. In particolar modo nel 2020 Tik Tok ha vissuto un periodo di straordinaria crescita soprattutto grazie alla pandemia del Covid-19 che ha spinto milioni di persone a cercare nuove forme di intrattenimento online, diventando così una delle piattaforme social più popolari su scala globale.
Verso l’inizio dell’anno 2024 “Tik Tok” negli Stati Uniti subì molte critiche, infatti si diffuse tra i governatori americani l’idea che i dati personali degli utenti potessero essere controllati dal governo cinese e di conseguenza costituire una grande minaccia per l’intera nazione. Ovviamente ByteDance, la società che ad oggi gestisce l’applicazione, negò ogni accusa da parte del governo americano, ma con poca trasparenza. Questo dettaglio scatenò dei sospetti nei governatori americani che continuarono il loro piano per bandire l’applicazione; questo ovviamente suscitò molto scalpore tra i cittadini che, di conseguenza, iniziarono a svolgere proteste tramite la pubblicazione di video sui social, quelli che parteciparono molto alla “battaglia contro il governo” furono le piccole imprese che utilizzavano Tik Tok come mezzo principale per la pubblicizzazione dei loro prodotti e che senza di esso avrebbero dovuto chiudere la loro attività.
All’interno del dibattito parteciparono diverse figure tra cui Elon Musk, l’attuale possessore di X, il quale sottolineò come il ban di questa applicazione sarebbe andata a limitare la libertà di espressione dei cittadini. Però i governatori sostennero che la sicurezza nazionale prevalesse sulla libertà di espressione.
La legge “ban-of-divest” prevedeva che l’applicazione venisse bloccata il 19 gennaio 2025 e così fu, però poche ore dopo Trump pubblicò su X, una piattaforma social, una soluzione per rimuovere il ban di Tik Tok che venne ascoltata molto dai cittadini americani. Infatti, dopo poco tempo la legge fu abrogata e l’applicazione tornò a funzionare. Questo avvenne perché ByteDance rilasciò i documenti che verificavano la falsità dell’accusa sottolineando che la privacy degli utenti non venisse violata; per questo motivo ad oggi i cittadini degli Stati Uniti possono ancora utilizzare Tik Tok.
Per analizzare più da vicino la faccenda, abbiamo intervistato una ragazza che abita in America e che ha vissuto in prima persona l’accaduto.
Come ti chiami? «Natasha Allen e ho 14 anni».
Da dove vieni? «Da New York».
Usi Tik Tok? «Sì lo uso moltissimo, lo uso tutti i giorni».
È molto diffuso tra i tuoi amici? E perché? «Sì è molto diffuso soprattutto perché ci piace condividere video tra noi».
Cosa ne pensi di Tik Tok? E cosa ne pensano i tuoi genitori? «Ci passo tanto tempo perché mi diverte e mi rilassa, i miei genitori, però, sono un po’ contrari».
Cosa hai pensato la prima volta che hai visto che Tik Tok sarebbe stato bannato? «Ho pensato fosse uno scherzo, infatti quasi metà degli utenti sono americani».
Cosa ne pensano i tuoi amici e le persone intorno a te? «I miei amici erano sconvolti quanto me, i miei parenti, invece, erano tranquilli dato che loro non lo utilizzano».
Com’è stato il giorno del ban? «Ne parlavano tutti, ho persino aperto l’app un paio di volte senza rendermene conto».
Qual è stata la tua reazione quando hai scoperto che avevano riaperto l’applicazione? «Ero felicissima, anche perché ho provato a cercare un’app simile, senza risultati».
Cosa avresti fatto se fosse stato bannato? «Sarebbe stato difficile all’inizio, ma poi mi sarei sicuramente abituata e trovato altre attività».
Cosa ne pensi della questione della privacy degli account? «Penso che sia importante che la privacy sia rispettata soprattutto per proteggere i più piccoli».
C’era qualche tuo amico che era a favore al ban? «No, tutti erano contro questa legge».
Secondo te il ban avrebbe influenzato molto il lavoro dei creator? «Sicuramente, TikTok è molto utile a chi lavora sui social per ottenere più visualizzazioni».
Secondo te Tik Tok ha un’influenza politica? «Ovvio, essendo un social estremamente diffuso in tutto il mondo e in tutte le età. Quindi è inevitabile che condizioni il pensiero dei cittadini».
In conclusione, possiamo dire che il ban di Tik Tok ha coinvolto molto la popolazione americana, ma soprattutto i piccoli imprenditori che utilizzano l’applicazione per pubblicizzare il proprio brand. Per fortuna i governatori, dopo poche ore, si resero conto dell’errore commesso e annullarono la legge, infatti ad oggi Tik Tok rimane una delle applicazioni più usate in America sia da bambini che da adulti e ad essere uno dei social più famosi. l
Federico Tieghi
Matteo Scarcella
Giorgia Maria Ragazzi
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