Come cambia l’insegnamento, lo sguardo di due donne
Anna ha iniziato a scuola nel 1969, Beatrice negli anni 2000. Tante le novità introdotte e le rivoluzioni educative e sociali
Ferrara C’erano una volta i banchi di legno, i grembiuli e il profumo d’inchiostro che si mescolava al rumore dei gessetti sulla lavagna. Oggi regnano le LIM, i tablet e le classi digitali. Nell’ambito scolastico, anche le donne hanno subito una profonda trasformazione: un tempo, le insegnanti stesse rappresentavano figure di autorità, ma fuori da scuola erano spesso ridotte al ruolo tradizionale di mogli e madri; oggi, invece, sono protagoniste attive del cambiamento.
Per capire qualcosa di più abbiamo intervistato due voci femminili che racchiudono mezzo secolo di storia: Anna Rossini, insegnante dal 1969, ora in pensione, e Beatrice De Luca, che svolge la stessa professione dal 2000. Entrambe sono testimoni del tempo che cambia e del valore che l’educazione assume nel costruire una società più giusta e paritaria. Insegnare è quasi una missione o almeno così viene vista da chi, saltuariamente, si rapporta con il mondo dell’istruzione e deve confrontarsi con diverse tipologie di studenti e procedure burocratiche.
Anna racconta: «Quando iniziai a lavorare, nel ’69, le classi erano divise tra maschi e femmine. Facendo l’insegnante di educazione fisica, nella mia classe composta quindi da una totalità femminile, tenevo principalmente allenamenti di ginnastica ritmica. Solo più tardi, nel 1990, quando le classi si unirono, cominciai ad insegnare anche alla componente maschile, ma non fu facile all’inizio: i ragazzi non mi accolsero subito, erano abituati al “mister” e non a un’insegnante donna, quindi dovetti mediare le attività e ci volle tempo prima che mi accettassero. Quando sono nata io le donne non esistevano nei documenti ufficiali firmavo addirittura anteponendo il cognome di mio marito e solo dopo quello di mio padre. La mia professione era considerata meno importante degli altri lavori, infatti l’ambiente dell’insegnamento era prettamente femminile, mentre gli uomini facevano i dottori o gli avvocati, lavori “realmente rilevanti».
Beatrice, invece, riporta ad una realtà più moderna: «Quando ho iniziato a insegnare, la scuola era più rigida: si prediligevano la lezione frontale e la memorizzazione. Tuttavia, nel corso degli anni, ho assistito ad un radicale cambiamento: oggi lavoro in un ambiente aperto e inclusivo, che valorizza la collaborazione e la costruzione condivisa del sapere. La scuola è diventata una comunità educante, in cui la convivenza di culture e lingue diverse propone una visione più ampia della società. Se un tempo le insegnanti erano viste come figure materne, quasi “protettive”, oggi viene riconosciuta la nostra professionalità. Nonostante restino ancora alcuni pregiudizi, la consapevolezza è cresciuta, anche grazie a progetti innovativi concentrati sulla parità di genere, quinto obiettivo dell’Agenda 2030».
Abbiamo inoltre domandato alle due insegnanti quale consiglio particolare darebbero a giovani donne che vogliono intraprendere una carriera nell’insegnamento. «A una donna, oggi, posso solo consigliare di credere davvero nel suo valore e in quello dell’insegnamento - dice Anna Rossini - altrimenti i ragazzi resteranno a distanza. Per fare questo lavoro è necessario avere un’empatia e una capacità relazionale quasi innata, qualità che deve valere anche per gli insegnanti uomini».
«Le direi di crederci con passione - aggiunge Beatrice De Luca - Il nostro lavoro è impegnativo, ma pieno di soddisfazioni, e richiede continua curiosità di imparare. La scuola oggi è un laboratorio di vita, e l’insegnante è una guida che accompagna gli studenti a scoprire la loro identità, per trovare un posto in un mondo ricco di diversità nella società».
Due epoche diverse, due donne diverse, legate da un’unica passione: l’amore per l’insegnamento. Anna e Beatrice sono le protagoniste di due storie che, pur nate in tempi lontani, si intrecciano come capitoli di un unico racconto. Hanno dimostrato quanto la società possa modificarsi: oggi sembrerebbero strane classi separate tra maschi e femmine o firme con il cognome dei mariti. La scuola è diventata più libera: ogni insegnante può trasmettere il proprio sapere, senza barriere di genere o pregiudizi.
*studentesse della classe 3A del liceo Ariosto
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