La Nuova Ferrara

Scuola 2030

«Nessuna ricompensa come salvare una vita». I pompieri si raccontano

Davide Menozzi e Riccardo Roversi*
«Nessuna ricompensa come salvare una vita». I pompieri si raccontano

Due vigili del fuoco raccontano le loro importanti esperienze e il senso di una professione diversa da tutte le altre

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Ferrara Trasformano la paura in coraggio e la disperazione in salvezza. Ogni sirena che risuona tra le strade racconta nuove sfide per i vigili del fuoco, custodi della nostra sicurezza da 86 anni. In una società in cui il successo lavorativo si basa sul guadagno e in cui sembra che l’unico valore che conta sia il denaro, c’è un'eccezione, quella del vigile del fuoco, che, nonostante i rischi che deve affrontare e il valore delle sue gesta, percepisce cifre modeste.

Abbiamo chiesto a due di loro se si sentono equamente ricompensati rispetto al proprio compito. «Salvare le vite degli altri è la ricompensa più soddisfacente che un vigile del fuoco possa avere», così ci ha risposto l’ex capo squadra, ora in pensione, Mauro Gallerani. In 40 anni di servizio ha vissuto sulla propria pelle le due facce della medaglia di questo mestiere. Come quella tragica sera a Bologna in un campo nomadi: «Verso sera, in caserma arriva una chiamata per l’incendio di una roulotte. Ci rechiamo subito sul posto, solo per scoprire un terribile dramma: infatti nella foga di salvare dalle fiamme i suoi beni, il proprietario, a sua detta, si era dimenticato del suo neonato. Purtroppo non c’era più niente da fare, quando siamo entrati il fuoco aveva già bruciato tutto».

Per fortuna questo lavoro regala anche grandi soddisfazioni: «Quella volta ad Alessandria – racconta – Non mi scorderò mai di quell’intervento in cui ho salvato un’intera famiglia: io e alcuni dei miei colleghi eravamo stati trasferiti ad Alessandria per aiutare altri distaccamenti durante un’alluvione. Siamo arrivati con una barca vicino al tetto della casa sommersa dall’acqua, in cui si era rifugiata la famiglia. Mi rimarranno per sempre impressi i loro abbracci dopo che sono riuscito a portarli in salvo». Questa è la dimostrazione che nonostante conoscano la dura realtà della vita, anche solo un piccolo gesto di riconoscenza, li rende orgogliosi del lavoro che fanno.

Ma non tutti i vigli del fuoco operano solo tra fiamme e fumo; pochi sanno che ci sono anche eroi che si tuffano nel silenzio dell’acqua. È il caso dell’ex sommozzatore Paolo Dotti assegnato alla caserma di Ferrara. Anche lui ha dovuto affrontare i pericoli di questa professione: «È stata l’operazione più traumatica – confessa – Quel giorno abbiamo ricevuto una chiamata per un'emergenza in un torrente vicino al Po: una bambina era caduta nelle acque torbide. Appena mi sono tuffato per cercarla, mentre nuotavo nella corrente forte, mi sono immaginato che al suo posto ci fosse mia figlia. Ho dovuto mantenere il sangue freddo e la mente salda senza abbandonarmi alle emozioni. Quando sono uscito dall’acqua con il suo corpo senza vita tra le mie braccia, ero sconvolto».

Alle tragedie si alternano le vittorie: «Ai lidi, una volta, un surfista si era sentito male e siamo intervenuti tramite un elicottero che mi ha calato in acqua. Lì gli ho prestato i primi soccorsi aspettando che arrivasse la barca di salvataggio per riportarlo a riva». Queste sono alcune delle testimonianze che riportano la difficile vita dei pompieri.

Oggi un giovane che vuole diventare come loro cosa deve fare? Lo abbiamo chiesto ad entrambi. Gallerani ha risposto: «Quando l’ho fatto io per entrare dovevi avere almeno un lavoro e poi dovevi sottoporti ad un esame a Roma». Se si vuole diventare vigile del fuoco bisogna avere un diploma di scuola superiore e frequentare un corso di formazione a Roma con esame conclusivo.

Tutt’altra formazione ha fatto Paolo Dotti: «Per diventare sommozzatore venivi portato in città marinare e lì ti sottoponevano a nuotate interminabili, con solo il costume addosso o a ritrovare l’orientamento in mezzo al mare. Ma la vera difficoltà era quella mentale per cui dovevi obbedire a qualunque ordine ti dicessero di fare».

Tra incendi, alluvioni e terremoti i vigili del fuoco restano una pietra miliare della comunità capaci di donare, ieri come oggi, con coraggio il loro cuore. 

*studenti classe 3A liceo Ariosto