Periferie a rischio, nel Ferrarese i paesi si spopolano e la storia è perduta
In certi luoghi della provincia riecheggia il silenzio. L’inversione di marcia è possibile e verrà soltanto da chi resterà
Ferrara Vi era un tempo in cui, passando davanti l’oratorio, si potevano udire schiamazzi di bambini, rimbalzi di palloni o semplicemente grosse risate. Oggi riecheggia solo il silenzio. No, questo non è l’inizio di una storia inventata, ma la dura realtà della periferia ferrarese. Qualcuno tenta ancora di rianimare la piazza organizzando eventi, come la storica fiera. Spesso, coloro che portano avanti queste tradizioni sono gli anziani. I ragazzi osservano e commentano in modo distratto, decidendo di rimanere a casa o di andare in città. Paesi come Copparo, Masi Torello, Codigoro, Bondeno, diventano, solamente luoghi dove vivono i nonni, dove il senso di comunità, lo stare insieme sono soltanto ricordi dei nostri genitori. Sono i cosiddetti “paesi dormitorio” perché le persone ci vanno solo per dormire, vivendo il resto della giornata e della loro vita altrove.
A raccontarcelo sono Rita e Nicola, 53 e 55 anni, residenti a Copparo: «Sicuramente il senso di comunità è andato perduto. La vita 30/40 anni fa era molto più semplice: le persone vivevano con meno pretese e ci si accontentava di stare insieme perché non c’erano altre possibilità, c’era come un senso di appartenenza».
«Ci si trovava la sera su una panchina per fare delle chiacchiere e al massimo si utilizzava il walkman per ascoltare un po’ di musica. Persino il bar era un punto di ritrovo; durante il periodo invernale, c’era la possibilità di andare al cinema o nei pub, d’estate, invece, si andava in motorino con gli amici al mare o a pescare nel Po o negli altri paesi per conoscere nuove persone durante le fiere e le sagre, che iniziavano a giugno; c’erano addirittura più di tre discoteche tra cui scegliere. Anche per quanto riguarda le prospettive lavorative: una volta era più semplice trovare lavoro, oggi il nostro territorio non offre più niente, anche un centro metalmeccanico come la Berco ha qualche difficoltà. Tutto l’indotto che vi era attorno è andato in malora, così come la parte dell’edilizia e dei negozi».
Un esempio ulteriore e recente di questa diminuzione del senso di comunità è stato la chiusura del Centro Nuoto Copparo per cui pochissimi cittadini hanno protestato. La comunità di Copparo non si è unita come aveva fatto in precedenza per cercare di evitare di perdere un punto di aggregazione. Altre realtà dei paesi che stanno sparendo sempre di più sono i negozi, sia di alimentari sia di vestiti a causa della diffusione dei supermercati, ma soprattutto dell’acquisto online più comodo e veloce. E così, sempre più serrande vengono chiuse per un'ultima volta e viene appeso il cartello vendesi sulle vetrine, lasciando i paesi senza un’anima e senza punti di riferimento.
Bisognerebbe impedire che le piccole realtà svaniscano per sempre, che vecchi legami si rompano. Bisognerebbe poter sperare che un giorno un nuovo oratorio venga aperto, una nuova piscina venga riutilizzata, che nuovi negozi aprano e che gli abitanti non ritornino soltanto per dormire ma per condividere attimi di vita. Magari chissà. Si sentiranno ancora risate, motorini e il vociare frenetico.
Bisogna ripartire da qui. Non si può lasciare che la storia collettiva venga dimenticata. Non servono grandi abilità per contrastare un tale silenzio: basterebbe ricominciare a credere nel saluto scambiato per strada o nel ritrovarsi la sera per fare una partita a briscola e per scambiare due chiacchiere. Il vero cambiamento sarà dato da coloro che sceglieranno di rimanere.
*classe 3A liceo Ariosto
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