Rap, da musica di strada a fenomeno di massa
Tra vecchia scuola, nuovi artisti e brani che vanno capiti. Un esempio su tutti, Kendrick Lamar che ha vinto anche un premio Pulitzer
Ferrara “Il rap non è vera musica”, “Il rap spinge alla violenza ed è un cattivo esempio per i ragazzi”. È così che viene spesso definito il rap da molti, soprattutto dai più anziani, che per un motivo o per un altro non conoscono i suoi veri valori.
Questo genere in realtà presenta molte qualità: basta trovare gli artisti giusti, che purtroppo sono pochissimi in Italia, e non fermarsi alle prime impressioni. Molto probabilmente i giudizi negativi sono nati dal fatto che, in origine, il rap era il genere delle “gang” criminali per le quali la violenza era all’ordine del giorno.
Verso la fine degli anni 2000, però, è cambiato tutto: oggi gli artisti parlano di tematiche molto importanti, spesso in maniera più articolata e approfondita rispetto ad altri generi. Per esempio, molti interpreti usano il rap per denunciare i problemi della società moderna o per parlare di esperienze personali, spesso traumatiche, facendo capire le pessime condizioni di vita nelle quali si trovano loro e altri come loro. Inoltre è impossibile non notare le somiglianze fra i testi rap e le poesie: l’uso delle rime, la metrica dei versi e le figure retoriche come metafore e allitterazioni sono elementi che li accomunano. Bisogna anche tenere in considerazione l’altissima qualità delle basi musicali, chiamate “beats”, che accompagnano i testi. I produttori migliori sono in grado di creare al computer degli strumentali che possono competere con composizioni dal vivo. Come accennato all’inizio, i rapper italiani non presentano quasi mai queste caratteristiche.
Kendrick Lamar è invece un artista che incarna tutte queste qualità. È nato il 17 giugno 1987 a Compton, un quartiere di Los Angeles con un altissimo tasso di criminalità. Lì ha vissuto tutta la sua giovinezza e in quegli anni è stato spesso vittima di atti criminali tra cui rapimenti e sparatorie. Tutto è cambiato nel 2011 quando ha pubblicato il suo primo album “Section. 80”, il cui successo gli ha permesso finalmente di andarsene da Compton.
L’anno successivo pubblica “Good Kid, M.a.a.d. City” nel quale racconta di una terribile esperienza vissuta quando aveva 17 anni e dalla quale ha capito di dover andar via da Compton il prima possibile. Questo album è considerato da molti il suo migliore e gli ha garantito un posto fra i più grandi rapper della storia. Oggi è uno dei più famosi e dei più premiati. È infatti il terzo rapper con più Grammy Awards, il più prestigioso premio musicale, avendone vinti ben 22, numero che potrebbe aumentare ancora per il suo album più recente “Gnx” viste le numerose nominations. Inoltre è l’unico ad aver vinto un premio Pulitzer, grazie all’album del 2017 “Damn”. Significativo è anche “To Pimp a Butterfly” del 2015 nel quale denuncia i molti problemi della società moderna, tra cui soprattutto la discriminazione contro le persone di colore, e “Mr. Morale and The Big Steppers” del 2022, album molto introspettivo, nel quale racconta il suo percorso di “guarigione” dalla propria mentalità egocentrica causata dalla fama e il ritrovo dei propri valori, invitando l’ascoltatore a ritornare all’essenziale. Non bisogna giudicare negativamente il rap solo per ciò che si sente dire: ascoltandolo si possono scoprire dei veri capolavori di testo e di musica. Solo per questo varrebbe la pena imparare l’inglese.
*classe 3A liceo Ariosto
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