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Colf, badanti e baby sitter: in arrivo gli aumenti in busta

di Giovanni Medici
Colf, badanti e baby sitter: in arrivo gli aumenti in busta

Il contratto sottoscritto a fine ottobre avrà effetto a partire dall’anno nuovo. Nuove forme di tutela, percorsi formativi e rafforzamento della previdenza

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MODENA. Da qualche settimana è stato firmato il nuovo Contratto collettivo nazionale del Lavoro domestico, che interessa colf, badanti e baby sitter, e che produrrà effetti concreti a partire dal primo gennaio 2026.

I cambiamenti

Da questa data sono previsti rincari mensili di circa 83 euro a carico del datore di lavoro, mentre per i lavoratori gli aumenti in busta paga saranno scaglionati, fino al 2028. Ovviamente si tratta di minimi retributivi, ovvero valori al di sotto dei quali non è possibile scendere nella definizione della retribuzione, ma che sicuramente possono essere maggiori seguendo una logica di mercato. Dunque, se la retribuzione del lavoratore è già superiore ai nuovi minimi, nessun aumento salariale sarà dovuto.

Il nuovo contratto

Il nuovo Contratto del lavoro domestico, sottoscritto il 28 ottobre da tutte le principali associazioni di rappresentanza del settore (Fidaldo, Domina, Federcolf, Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil), è entrato in vigore dal primo novembre, rimanendo valido fino al 31 ottobre 2028. L’accordo rappresenta una svolta molto attesa: include nuove forme di tutela, percorsi formativi, rafforzamento della previdenza e una revisione organica delle retribuzioni. Le organizzazioni firmatarie descrivono l’intesa come un documento ‘moderno e inclusivo’, pensato per garantire più sicurezza e diritti a lavoratrici e lavoratori, perlopiù persone di origine straniera, senza ignorare le necessità delle famiglie datrici di lavoro.

I beneficiari

I beneficiari del contratto sono tutti gli assistenti familiari: colf, badanti e baby-sitter. Gli aumenti seguono una progressione pluriennale che, per il livello BS, prevede un incremento totale di 100 euro lordi mensili, suddiviso così: +40 euro dal 1° gennaio 2026, +30 euro dal 1° gennaio 2027, +15 euro dal 1° gennaio 2028, +15 euro dal 1° settembre 2028. Già da novembre 2025 a tali cifre si aggiunge, inoltre, la rivalutazione annuale dei minimi retributivi in base all’indice di inflazione Istat, la cui percentuale sale dall’80% al 90% del dato di novembre 2025, e l’aggiornamento annuale dei contributi.

Adeguamento all’inflazione

Il livello BS (l’inquadramento contrattuale per il lavoro domestico che corrisponde all'assistenza di persone autosufficienti, sia anziani che bambini) in particolare beneficerà di un adeguamento di 135,75 euro per compensare l’inflazione accumulata tra il 2021 e il 2025, che si somma ai 100 euro dei nuovi incrementi. L’associazione di categoria Assindatcolf ha pubblicato recentemente alcune simulazioni, ovviamente solo indicative: nel caso di una badante convivente che lavora 54 ore a settimana, la spesa salirà di circa 75 euro al mese nel 2026 rispetto all’anno in corso, per un totale di 900 euro all’anno.

Il trattamento economico

Una cifra importante, se si tiene conto che spesso il nucleo familiare che deve sostenere la spesa è composto da uno o due anziani che con la propria pensione faticano a sostenere i costi dell’assistenza a domicilio. Una baby sitter di livello BS vedrà invece un aumento del minimo retributivo orario: i 7,10 euro all’ora del 2025 arriveranno a 7,46 euro all’ora nel 2026. Per una famiglia che ne ha bisogno per 40 ore settimanali la spesa crescerà in media di 81 euro al mese, pari a quasi mille euro in un anno. Se invece si considera la figura professionale del collaboratore/collaboratrice familiare la retribuzione minima oraria di chi ha un livello B salirà dai 6.68 euro medi lordi ai 7.02 medi lordi del 2026. Se impiegata per 25 ore settimanali, la spesa per la famiglia aumenterà di 53 euro al mese, cioè 636 euro all’anno. È importate precisare che queste cifre sono minimi sindacali, quindi se i valori di mercato sono già più alti, i nuovi importi non avranno effetto sulla busta paga ma potranno essere assorbiti nell’eventuale ‘superminimo’.

Il datore di lavoro

Nonostante gli aumenti contrattuali restano confermate le agevolazioni fiscali in vigore. Il datore di lavoro che sostiene spese per l’assistenza a una persona non autosufficiente può portare in detrazione al 19% un massimo di 2.100 euro l’anno (recuperando quindi 399 euro); il reddito complessivo del contribuente non deve però superare i 40.000 euro. È possibile poi dedurre dal reddito complessivo fino a 1.549,37 euro all’anno della quota a carico del datore di lavoro dei contributi previdenziali versati per il lavoratore domestico, indipendentemente dalla tipologia di mansione.

L’associazione di categoria

Le associazioni di categoria hanno evidenziato come l'accordo, arrivato dopo trattative biennali, abbia un impatto «il più possibile contenuto», prevedendo «aumenti dilazionati su tre anni, e tutelando al contempo i diritti dei lavoratori». A dichiararlo è stato Andrea Zini, presidente di Assindatcolf, Associazione nazionale dei Datori di lavoro domestico e presidente della Federazione Fidaldo. Alessandro Lupi, vicepresidente della stessa, ha evidenziato invece come la firma confermi «il ruolo centrale e proattivo della contrattazione collettiva, capace di anticipare la normativa e colmare vuoti che in passato non assicuravano pienamente alcuni diritti fondamentali ai lavoratori». 

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