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Il caso

Il sindaco di Jolanda: Bonaccini al telefono mi disse "se vinco io, però poi non mi cercate più"

Paolo Pezzolato
Paolo Pezzolato


Pezzolato rende noti gli audio delle telefonate finite nel suo esposto: "Dovevo convincere la Trombin a non candidarsi con nessuno, se non volevo avere ritorsioni come sindaco". La procura di Bologna apre un fascicolo conoscitivo senza indagati nè reati 

23 gennaio 2020
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JOLANDA – Rompe il silenzio il sindaco di Jolanda Paolo Pezzolato, con un lungo post sul suo profilo Facebook, intervenendo da «uomo, da Sindaco e a tutela dei miei cittadini». Racconta cosa c’è nella telefonata con il governatore Bonaccini che ha consegnato ai magistrati. E chiama in causa anche il sindaco di Riva del Po: “ho registrato anche lui, mi diceva di avere il fiato sul collo di chi comanda” .

Un esposto sul quale nella giornata di oggi (giovedì 24 gennaio) la Procura di Bologna, con il capo procuratore Giuseppe Amato, ha aperto un fascicolo conoscitivo, senza indagati né ipotesi di reato.

Ma Pezzolato, parlando di queste presunte pressioni, fa di più e dà la sua interpretazione di quella telefonata con cui Bonaccini gli chiedeva spiegazioni della scelta di Elisa Trombin, sua vicesindaco, di candidarsi per la lista della Lega con la Borgonzoni: «Ho ribadito più volte – spiega riferendosi a Bonaccini – che non c’entravo nulla in quella discussione politica legata alla scelta della Trombini ma alla fine è risultato chiaro il senso di quella telefonata, tendente a farmi convincere Elisa a non candidarsi con nessuno se non volevo avere ritorsioni come Sindaco di un piccolo Comune di tremila abitanti (come il Governatore lo ha definito recentemente) di certo bisognoso di supporto dalla Regione».

Quelle «ritorsioni», ora sono al centro del suo esposto.
Spiega ancora, Pezzolato nel suo intervento su Facebook, che «non posso permettere che escano informazioni come quelle che ho letto fra ieri ed oggi sulla stampa». E così in attesa che faccia chiarezza la Magistratura cui si è rivolto con un esposto puntualizza «alcune circostanze» e ricostruisce il caso Jolanda. Rendendo noto, come lui stesso mette tra virgolette, l’audio delle telefonate alla base del caso.

La prima telefonata
Parte dalla telefonata del 20 dicembre, ore 9. 44, quando il presidente Bonaccini, «senza alcuna ragione istituzionale», lo chiama e gli dice «testuali parole»: “io ieri sera ho parlato con Elisa…– è Bonaccini che parla – dalla telefonata non mi ha detto che si candida con la civica della Borgonzoni…se la scelta è quella è chiaro che poi succede qualcosa nei rapporti con voi…te lo volevo dire perché se è così se per caso vinco io come è probabile dopo però non mi cercate più…io non ho detto che deve candidarsi con me…diceva di no punto…sto dicendo che se me la ritrovo candidata di là…io il punto è parlane con lei e dille che ti ho chiamato…la cosa che dico solo è che dal candidarsi con me al trovarmela di là…. chiaro che dopo allora c’è un giudizio”. Fin qui la telefonata di Bonaccini, cui Pezzolato, si sentiva nelle condizioni di rispondere che avrebbe parlato con la Trombin.
Dopo pochi giorni, dal 20 dicembre, la Trombin ufficializza la sua candidatura con la civica della Lega e «a quel punto – spiega Pezzolato – mi vedo in poco tempo sottrarre in maniera anomala risorse di personale importantissime per il mio Comune che mi erano state appena concesse». Entrano in scena allora, gli altri sindaci: «Chiamo il sindaco di Riva del Po nonché presidente dell’Unione Terre e Fiumi». Ad Andrea Zamboni chiede spiegazioni «per avermi tolto due persone autorizzate 10 giorni prima».


E Pezzolato registra tutto ciò che dice Zamboni: “in campagna elettorale purtroppo la situazione è questa... – spiega Zamboni – Paolo io ti ho dato dei messaggi deve passare la campagna elettorale…io capisco la tua situazione ma tu capisci anche la mia che avevo il coltello puntato nella schiena…la rimandiamo di due settimane poi andrà come andrà…saranno 15 giorni di inferno…quando fai discorsi di carattere politico essendo tesserato di un partito bisogna anche di.... ho il fiato puntato sul collo di chi diciamo governa più in alto…siccome io non devo fare carriera a me non me ne frega niente…ma un po’di disciplina la vuol”.
C’è una seconda telefonata con Zamboni, al quale Pezzolato riferisce che «avevo capito trattarsi di ritorsioni comandate da Bonaccini e lo invitavo a chiamarlo e farmi contattare per farlo ragionare, questi mi diceva “te l’ho già detto, devono passare questi 15 giorni...vedrò se riesco a muovere in quel senso lì…dico che provo, sicuramente, certo”».


Pezzolato chiude rivolgendosi a Bonacchi e Zamboni: «Se poi i due interlocutori di cui sto riferendo avessero la lealtà e la trasparenza di dare assenso a rendere pubbliche quelle conversazioni, messe a disposizione della Magistratura, io sono pronto e non ho remore di sorta, nell’interesse unico della legalità, oltre che dell’imparzialità e del buon andamento della Pubblica Amministrazione».