La Nuova Ferrara

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IL MOTTO DEL DRAGO

Una delle fatiche di Ercole, eroe preferito in casa d’Este

FERRARA Il motto Ab insomni non custodita dracone allude ad una delle fatiche di Ercole, eroe prediletto degli Este, che ebbe con l'astuzia i preziosi pomi aurei protetti dal drago Ladone (che non...

06 novembre 2011
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FERRARA

Il motto Ab insomni non custodita dracone allude ad una delle fatiche di Ercole, eroe prediletto degli Este, che ebbe con l'astuzia i preziosi pomi aurei protetti dal drago Ladone (che non dormiva mai) nel paradisiaco giardino abitato dalle bellissime Esperidi. Tra le tante versioni del mito, non c'è accordo sulla natura dei frutti aurei: mela cotogna, agrumi, melagrana e pesca si contendono il primato. Questo passo è preso da Ovidio (Met.IX,190) nella versione disponibile nel '500, diversa da quella nota oggi dove si legge concustodita (ben custodita) e quindi con significato opposto. Ma per Ippolito valeva il primo esito. Non si tratta per nulla di un'impresa araldica di tono galante ed amoroso, come si legge talora, anzi è vero proprio il contrario. Lo afferma Pirro Ligorio, antiquario e consigliere artistico al servizio degli Este dalla metà del '500 fino alla morte, avvenuta a Ferrara nel 1583. Tra i suoi manoscritti coltissimi (ora anche in www.pico.sns.it/ligorio), leggiamo che Ercole (e quindi Ippolito) tramite i pomi "vinse quei tre effetti che perturbano l'omo, l'ira, l'avarizia et il piacere, col mezzo della filosofia, qual si figura per la clava mostrando l'animo suo franco. Per la pelle del leone e per aver amazzato ancora il dracone, il significa aver smorzato lo appetito sensuale"(Antichità di Roma, Bib.N.le di Napoli, ms.XIII.B.7, c.41v). Nello stesso scritto (c.112r) Ligorio descrive una scultura sul tema posta sul portone della residenza cardinalizia romana di Monte Giordano; una volta posseduti, i tre pomi danno "Quiete e Tranquillità e Laetitia", giusti per la casta Diana, anche se legati a Venere in altri casi (Antichità di Roma, Libro XII, Arch.di Stato di Torino, vol.11, cc.26r-30r). Il poeta francese Muret cantò spesso la castità (ideale, più che reale) di Ippolito II, suo mecenate, in paragone con il mitico e omonimo Ippolito che respinse la passione della matrigna Fedra. (m.t.)