CariCento, un bilancio ok nonostante la fase di crisi
Rafforzata la solidità patrimoniale e il risultato netto cresce del 15,2% Raddoppiato il dividendo, mai mancato agli azionisti, ora è a 0,12 euro per azione
L’assemblea dei soci, quella no, rimane fissata “in casa” il prossimo 29 aprile. Ma la novità della conferenza stampa di presentazione del bilancio di Caricento a Ferrara, come va interpretata? «Noi siamo ferraresi, anche se molti ce lo disconoscono – dice sornione il presidente Carlo Alberto Roncarati -. In città abbiamo cinque filiali e qui sviluppiamo maggiormente le nostre attività. Noi ci siamo: un riferimento affidabile dallo stile pacato, non aggressivo né invadente, senza grida. Il nostro motto è “creare valore senza rinunciare ai valori”». Il riferimento in controluce allo “sfarzo” dell’era Murolo in Carife pare aleggiare in Castello Estense, eppure il dietrologo di turno è invitato a non eccedere in fantasiosi scenari di conquista. Perché poi la concretezza sta nei numeri, dice il direttore Ivan Damiano: «Nel territorio che da Cento va a Ferrara, la nostra quota di mercato è già oltre il 50% e il contesto di riferimento è inevitabilmente quello provinciale».
Ecco quindi che la sala della Torre dei Leoni è apparecchiata con le cifre del consuntivo 2013. «Un bilancio onorevole – lo definisce Roncarati –, un risultato che molte banche non hanno saputo ottenere, dopo sei anni di crisi economica che hanno lasciato il segno, anche su di noi». Recessione e terremoto potevano disegnare un quadro di sfascio ma così non è stato, «la Cassa non ha fatto mancare il sostegno al territorio – sostengono i vertici -; il credito alle imprese decresce del 2,6% contro un –4,4% regionale e –5,5% nazionale. Non è venuta meno l’attenzione al merito del credito, nostro punto di forza». Le sofferenze e gli incagli crescono di un buon 18% nel giro di un anno, tuttavia la quota sul totale degli impieghi netti rimane più bassa delle media nazionale, mentre il rapporto di copertura dei crediti deteriorati sale dal 38,1 al 41,7%, “anche grazie agli accantonamenti stanziati nell’ultimo periodo”, ricorda Damiano. La solidità patrimoniale è rafforzata, con il Tier 1 all’11% (9,84% nel 2012). «Abbiamo iniziato a fare i compiti prima ce lo imponessero altri», spiega il dg. Migliorano gli indicatori di redditività: il margine di intermediazione sale a 95,4 milioni di euro (+10,3% rispetto al 2012), il risultato netto cresce del 15,2%. Le spese amministrative fanno segnare un –0,62%, al netto di eventi una tantum come il mezzo milione di contributo al fondo interbancario per il salvataggio della fallita Banca Tercas e i 4 e mezzo per il fondo esubero del personale (diminuito di 24 unità, anche se 12 apprendisti sono stati assunti). Le filiali sono scese da 48 a 46: chiusure a Modena e Alberone. Chissà se la spending review tocca anche i dirigenti. Quanto guadagnano? I cinque top manager poco più di un milione di euro annui in totale; Roncarati assicura che «il rapporto sulla spesa complessiva del personale è più basso che altrove».
Un bel beneficio al conto economico dell’istituto è arrivato con la rivalutazione delle quote Bankitalia: 3,9 milioni netti di plusvalenza, «interamente portati a riserva – sottolinea Damiano - e non utilizzato per coprire perdite o svalutazioni: se è stato un regalo, come si sente dire, noi l’abbiamo preso e dato ai nostri soci». Fatto sta che il “dono” rappresenta oltre la metà dell’utile netto di 7,6 milioni (+228,4% sul 2012). Utile distribuito per 1,8 milioni in forma di dividendo, che raddoppia da 0,06 a 0,12 euro per azione. «Un dividendo che non è mai mancato agli azionisti, anche negli anni di maggiore difficoltà economica», sottolineano i vertici. Splende la buona stella centese nel cielo bancario oscurato di Ferrara.
Fabio Terminali