Centrale Enel, condannati gli ex vertici
Tre anni per disastro ambientale a Tatò e Scaroni. Nel settembre scorso le istituzioni ferraresi hanno scelto il risarcimento
ROVIGO. C’è una nuova puntata nell’ormai annosa vicenda della centrale Enel di Porto Tolle (nel Rodigino) ma che riguarda da molto vicino anche alcuni Comuni della provincia di Ferrara. Ieri gli ex ad di Enel, Franco Tatò e Paolo Scaroni, sono stati condannati a 3 anni per disastro ambientale doloso ed omesse cautele, nel processo a Rovigo sulla gestione della centrale Enel di Porto Tolle. I giudici hanno anche deciso l'interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. Assolto, invece, l'attuale ad di Enel, Fulvio Conti. Con Conti, inoltre, sono stati assolti altri 6 imputati. Il pm Manuela Fasolato aveva chiesto la condanna per tutti gli ex vertici e l'attuale ad di Enel, accusati di disastro ambientale per l'omessa installazione di apparecchi al fine di prevenire il deterioramento dell'ambiente circostante la centrale e l'aumento delle malattie respiratorie nei bambini, fatto che era stato messo in evidenza anche dall'Istituto tumori del Veneto. Scaroni e Tatò sono stati condannati anche al pagamento di provvisionali alle parti civili per circa 430 mila euro. «Sono completamente estraneo alla vicenda e farò immediatamente ricorso», ha dichiarato subito dopo la sentenza (peraltro di 1º grado) l'ad Eni, Paolo Scaroni.«Sono stupefatto da questa decisione - ha proseguito lo stesso numero 1 di Eni - , come dimostrato dalle difese, la centrale Enel di Porto Tolle ha sempre rispettato gli standard in vigore anche all'epoca dei fatti».
Va anche sottolineato che la vicenda, come si ricordava, riguarda da vicino anche il Ferrarese. Infatti, nel settembre scorso, gli enti locali interessati (Comuni di Mesola e Goro, Provincia di Ferrara, Parco del Delta e Regione Emilia-Romagna) hanno raggiunto un accordo di transazione (che prevede una sorta di risarcimento, essendo a titolo oneroso) sul danno provocato agli stessi enti locali.
La centrale di Porto Tolle utilizza dal 1995, secondo un decreto dell’allora presidente del consiglio Lamberto Dini, l’orimulsion (un combustibile dalla complessa derivazione che si ottiene da processi naturali che si svolgono in particolare in Venezuela), mentre prima di esso veniva utilizzato gasolio Stz allo 0,25% in zolfo. È stato calcolato che attualmente il consumo è di 138 tonnellate ogni ora. Non a caso, però, la vicenda che riguarda la centrale è da sempre molto complicata. Il 5 gennaio 2011, infatti, è stata autorizzata la sua conversione a carbone da parte della Direzione generale per l’energia nucleare, le energie rinnovabili e l’efficienza energetica presso il ministero per lo sviluppo economico (d'intesa con la Regione Veneto). Il 17 maggio dello stesso anno con sentenza del Consiglio di Stato viene però annullata la decisione del Tar del Lazio di un anno fa che con il decreto del 29 luglio 2009 del ministero dell’ambiente aveva dato parere positivo alla "Valutazione di impatto Ambientale" per la nuova opera. Di conseguenza viene travolto anche il provvedimento del ministero dello sviluppo economico con cui si autorizza la conversione dell'impianto.
Quasi superfluo sottolineare che le associazioni ambientaliste auspicano che «la sentenza di ieri rappresenti anche l'archiviazione definitiva per i progetti di riconversione a carbone della centrale di Porto Tolle, conversione che - secondo Legambiente - non risponde ad alcuna necessità energetica del Paese».
©RIPRODUZIONE RISERVATA