La Nuova Ferrara

Ferrara

Morì travolto dal treno Assolti i sei imputati

di Alessandra Mura

Infortunio a Coronella in un cantiere per la Cispadana. La vittima aveva 21 anni Nessuna omissione nelle misure di sicurezza, ma una drammatica imprudenza

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CORONELLA. Una tragica imprudenza, non una colpevole omissione nelle misure di sicurezza sul lavoro. Solo tra 90 giorni saranno rese note le motivazioni con cui il giudice Mattellini ha assolto con formula piena i sei imputati per la tragedia di Coronella, ma già la discussione del processo ha delineato con sufficiente chiarezza i contorni dell’infortunio sul lavoro costato la vita ad Adis Masinovic, un operaio bosniaco di 21 anni.

Nessuna responsabilità, dunque («perché il fatto non sussiste») da parte dei sei imputati finiti a processo per omicidio colposo e mancato rispetto delle normative sulla sicurezza sul lavoro: Gabriele Andrighetti, ex ingegnere capo della Provincia, l’ente che aveva commissionato i lavori per la realizzazione della Cispadana; l’ingegner Luca Benini, coordinatore per la sicurezza della Provincia; Carmine D’Orzo e Sebastiano De Luca della Cogeap di Napoli, la ditta che si era aggiudicata l’appalto; e per Marilena Carlet e Alessio Ortolan, rispettivamente presidente e direttore tecnico della ditta Maeg di Treviso, che stava svolgendo in subappalto i lavori di realizzazione delle parti metalliche del cavalcaferrovia.

La vittima, Adis Masinovic, lavorava da 9 mesi per la Maeg di Treviso, e da appena due giorni in quel cantiere. Il 22 aprile del 2008, per recuperare una saldatrice che si trovava dall’altra parte della ferrovia, attraversò i binari. Nel tornare indietro non si accorse del sopraggiungere dell’Eurostar da Venezia, che lo travolse. Per il povero ragazzo non ci fu niente da fare. Gli avvocati difensori nelle loro arringhe hanno sostenuto che a determinare l’infortunio mortale non erano state negligenze e omissioni da parte degli imputati in materia di sicurezza sul lavoro, ma una imprudenza purtroppo fatale da parte della vittima. In quella fase i lavori si svolgevano da una sola parte della ferrovia, e l’organizzazione del cantiere non prevedeva che si dovesse passare dall’altra parte nè tantomeno attraversare i binari, come del resto aveva messo in chiaro fin due mesi prima la Provincia inviando un fax. Per recuperare la saldatrice il ragazzo avrebbe potuto servirsi della strada alternativa, utilizzando il camion, ma probabilmente la voglia di velocizzare le operazioni lo ha tradito nel modo più crudele. La difesa ha anche sottolineato che tra il cantiere e i binari c’era un fossato e una massicciata alta un metro e mezzo, e che quindi Adis non era rimasto vittima di un atto impulsivo o di una distrazione. Il suo, hanno ribadito gli avvocati, era stato un atto imprevedibile. L’accusa aveva chiesto l’assoluzione per 5 imputati; solo per Ortolan, ritenuto responsabile del controllo del cantiere, aveva chiesto 2 anni. Non c’erano parti civili perché gli imputati avevano già a risarcito i familiari della vittima.