No Tav, interruzione pubblico servizio
Inchiesta di Procura e Digos dopo il blocco stradale davanti al carcere: manifestanti identificati, ecco i primi indagati
Li aspettavano e si aspettavano arrivassero in tanti: per questo, in via preventiva, la questura aveva mobilitato il reparto mobile, per il presidio davanti al carcere dell’Arginone dei simpatizzanti No Tav, arrivati a Ferrara per solidarietà a Claudio Alberto: si tratta di un attivista No Tav detenuto in carcere dal gennaio scorso nell’istituto penitenziario cittadino in attesa del processo che si svolgerà a Torino il prossimo 14 maggio. Il reparto mobile era mobilitato e dislocato nei pressi del carcere, in previsione di una evoluzione del presidio. E così è stato, visto che è stata necessaria una carica di alleggerimento dei celerini che sono riusciti a disperdere i manifestanti, un centinaio che avevano bloccato la strada e poi lanciato petardi e bottiglie. Il presidio era stato autorizzato ma i manifestanti hanno trasgredito l’accordo e occupato la strada, via Arginone, davanti al carcere per oltre una mezzora. Un comportamento che ora è al vaglio della procura che ha aperto un’inchiesta affidata come atti urgenti al pm Ciro Alberto Savino. Ieri mattina è stata la dirigente della Digos della polizia, Rosaria Broccoletti a incontrare in procura il magistrato, spiegargli gli atti eseguiti e valutare gli eventuali provvedimenti da adottare. Provvedimenti giudiziari attesi , visto che le ipotesi di reato potrebbero profilarsi di diverso tipo, con blocco stradale e interruzione di pubblico servizio, manifestazione non autorizzata e danneggiamenti.
Gli agenti di polizia e gli ispettori Digos che hanno lavorato domenica hanno identificato oltre una ventina di persone, quelle più coinvolte ed ora le loro posizioni sono al vaglio della procura che dovrà valutate (ma sembra quasi scontato) i provvedimenti. Da quanto si apprende vi sarebbero già diversi indagati per interruzione di pubblico servizio, atti scontati per il comportamento che i manifestanti hanno adottato.
Per mezzora davanti al carcere si sono registrati momenti di tensione, ma ribadiscono gli inquirenti non vi è stato nessuno scontro, nessun contatto tra polizia e manifestanti che alla carica del reparto mobile si sono dispersi.
Poi il ritorno a casa, nelle province limitrofe tra Lombardia e Piemonte.