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Tecnopolo, l’intelligenza dei giovani vince su tutto

Tecnopolo, l’intelligenza dei giovani vince su tutto

Sette dipartimenti dell’Università sono impegnati nell’impresa di via dello Zucchero Nei laboratori i sistemi scientifici più all’avanguardia per conoscere la materia antica

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In un mondo in cui il quotidiano (dall'automobile al cellulare) sembra appartenere sempre di più al prodotto di un "percorso scientifico" è possibile credere che anche nell'antico o nel difficile ambito dei cosiddetti beni culturali ci possa essere tanta, tantissima scienza?

Siamo tutti abituati a pensare alle tecnologie per il futuro ed è a volte incomprensibile credere che anche il passato, oggi più che mai, abbia bisogno di innovazione tecnologica. Un paragone che può aiutare a capire può essere quello del nostro corpo e della scienza medica che ha fatto passi da gigante per garantirci una vita più lunga e più dignitosa.

Tutto ciò avviene perché conosciamo (prima di intervenire con il bisturi del chirurgo) molte condizioni di salute che posso predisporre ad un problematico invecchiamento. Cosa succede quindi? Accade che cerchiamo in tutti di modi di conoscere la "materia antica" (sia essa una superficie dipinta, una forma scolpita come un reperto archeologico, un monumento, fino anche alle dimensioni di un tessuto urbano) nelle sue intime qualità e condizioni, senza aggredirla, prima di decidere il percorso di conservazione, di recupero e di restauro.

Per fare questo ci vuole molta tecnologia che opera con altrettante diversificate competenze interdisciplinari. Sembra incredibile che la ricerca nel restauro dell'architettura come nelle opere d'arte appaia come la frontiera della ricerca scientifica in molti settori del processo industriale.

Tutto ciò che si sperimenta con questa straordinaria attenzione sul "tessuto antico delle opere d'arte" gode del medesimo privilegio di responsabilità che si deve rivolgere al nostro corpo e al suo stato di salute, unico e irripetibile, da salvaguardare e proteggere, da condurre ad un equilibrio corretto tra processo di invecchiamento naturale e qualità di vita da vivere.

Ecco quindi come le competenze di ben sette Dipartimenti della nostra Università di Ferrara (Architettura, Economia, Fisica e Scienze della Terra, Ingegneria, Scienze biomediche e chirurgico specialistiche, Scienze della vita e biotecnologie e Studi Umanistici) convergono nel TekneHub, uno dei quattro Laboratori del Tecnopolo dell'Università di Ferrara afferente alla Rete Alta Tecnologia della Regione Emilia-Romagna.

Un laboratorio è sempre un luogo in cui il crogiuolo è attivo: assume materia e memoria con curiosità e consapevolezza per fondere e rigenerare.

E non è banale lo sforzo complesso (tipico dell'accezione del termine complex, ovvero tessuto insieme) che la struttura per progetti sviluppa.

Parole chiave come Restauro, Tecnologie, Museografia, Conservazione, Diagnostica, Recupero, Materiali, Gestione, Architettura, Valorizzazione, Paleontologia, Patrimonio Culturale, Exhibition Design, Archeologia convivono contemporaneamente nel nuovo luogo della ricerca tecnologicamente avanzata tra via Saragat e via dello Zucchero a Ferrara affidando a giovani ricercatori il compito di creare una potenziale e strategica intersezione tra metodologie e linguaggi diversi al fine di colmare quel cratere della separazione individualistica tipica di molti settori scientifici.

La finalità è semplice a dirsi ma, come spesso accade, più difficile a farsi:

connettere sapienze apparentemente estreme della ricerca per aumentare il potenziale di innovazione che può essere rivolto al trasferimento tecnologico in molti profili di impresa, soprattutto piccola e media. Ma la curiosità e l'intelligenza dei giovani vince su tutto!

Marcello Balzani

Responsabile scientifico

del TekneHub, Tecnopolo

dell'Università di Ferrara

bzm@unife.it