La Nuova Ferrara

Ferrara

Autostrade e Ministero responsabili civili in aula

di Daniele Predieri
Autostrade e Ministero responsabili civili in aula

Il caso di Ennio Accorsi, morto contro un’auto abbandonata sulla Superstrada All’udienza, l’avvocato della famiglia ottiene la chiamata in giudizio degli enti

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Morì sulla sua moto, finendo contro un’auto ferma in mezzo alla strada, non segnalata: l’auto venne lasciata abbandonata lì quasi per un’ora, prima della tragedia: nessuno della Polizia stradale o della Società Autostrade, competenti per quel punto della bretella della Ferrara-Portogaribaldi, pur avvisati da automobilisti di passaggio, fece nulla per spostarla, quell’auto. Ieri davanti al giudice Monica Bighetti, all’udienza preliminare, è approdato il caso di Ennio Accorsi , 57 anni di Mirabello, dipendente della Basell, vittima della tragedia.

L’udienza di ieri ha visto protagonista proprio il legale della famiglia di Accorsi, l’avvocato Giampaolo Remondi, che ha chiesto ed ottenuto dal giudice Bighetti la chiamata in giudizio, come responsabili civili, del Fondo di solidarietà delle vittime della strada (per coprire l’assicurazione che non aveva l’auto ferma, perchè rubata), la Società Autostrade (due dirigenti sono imputati) e il Ministero degli interni (due poliziotti, imputati anche loro).

Dunque in caso di condanne degli imputati, saranno questi tre soggetti penali a rifondere il danno alla famiglia. Il processo voluto dalla procura, vede la richiesta di rinvio a giudizio presentata dal pm Nicola Proto contro 5 persone.

Tra queste il responsabile diretto della tragedia, il ferrarese Sergio Bonora, che abbandonò la Opel Corsa rubata una settimana prima, perchè rimasto senza benzina: fermò l’auto sulla carreggiata di marcia, e non mise nè triangolo, nè segnalazioni luminose o frecce inserite. Poi gli altri, secondo la procura, ad aver responsabilità (presunte e da dimostrare in punto di diritto): Giovanni De Luca, bolognese, addetto della Società Autostrade. in servizio il giorno della tragedia e che informato della macchina ferma non fece intervenire nessuno per spostarla o segnalarla; i due poliziotti in servizio al Coa, il centro operativo autostradale della Polizia stradale di Bologna, Gabriele Carlini e Marco Barbieri che non inviarono la pattuglia della Polizia stradale sul posto per segnalare l'ostacolo creato dall'auto.

E infine Mirko Nanni, altro dirigente della Società autostrade, accusato di favoreggiamento e violazione del segreto istruttorio, per aver rivelato - secondo il capo di imputazione - i contenuti della relazione di servizio di uno dei poliziotti (poi indagati) e favoreggiamento perché rivelandola, aiutò De Luca ad eludere le indagini.

Ieri i difensori degli imputati (Appella, Simoni, Miraglia, Gandolfo) hanno preso atto della decisione del gup Bighetti e in attesa della notifica della chiamata in giudizio ai nuovi tre nuovi soggetti processuali (Fondo, Autostrade e Ministero) l’udienza è stata aggiornata al prossimo 17 giugno per la discussione delle varie posizioni.