Ferrara amica della bici Meno delle piste ciclabili
La ricerca di Legambiente conferma: ai ferraresi piace spostarsi su due ruote I chilometri di corsie protette sono però ridotti rispetto alle città più attrezzate
Ferrara può continuare a tenere sui cartelli d’ingresso al centro urbano la scritta “città delle biciclette”, anche se il primato nazionale ce l’hanno ormai altri e se davvero si vuole puntare alla bici come risorsa turistica, bisognerà... pedalare più forte. Il quadro che esce dalla ricerca di Legambiente, Rete mobilità nuova e bikeitalia.it, l’A-bici della ciclabilità, che misura appunto l’indice di adattamento alla bicicletta delle nostre città. La sorpresa dei ricercatori nello scoprire che non bastano i chilometri di piste ciclabili e servizi per moltiplicare i ciclisti (Brescia ha il record ma solo il 3% di abitanti su due ruote), per i ferraresi è solo una conferma: la bici è una questione di abitudine, dei fruitori e anche degli automobilisti. Ferrara, in ogni caso, è ai piedi del podio della ciclabilità italiana, con 76,90 punti, ma se la terza è Venezia (!), si può dire che di fatto si piazza in piena zona medaglia. Le prime due città tra quelle di medie dimensioni, che hanno tuttavia indici molto migliori delle metropoli, sono per la cronaca Treviso e Reggio Emilia. Il punto di forza della città resta la percentuale di spostamenti abituali su due ruote, il 27% del totale: di meglio fanno solo Bolzano e Pesaro per un soffio, 28%. Emerge, tra parentesi, che i ferraresi o vanno in bici oppure in auto (il 56% degli spostamenti), non prendendo neanche in considerazione i mezzi pubblici (5%), lo scooter (appena il 3%) ma neanche la possibilità di andare a piedi (8% degli spostamenti, uno dei dati più bassi del campione). Abbiamo invece perso terreno in quello che negli primi anni Novanta era un punto di forza riconosciuto, cioè le piste ciclabili in rapporto al numero degli abitanti: 13,33 metri ogni 100 residenti, siamo solo al 20º posto tra le città medie. Reggio Emilia, per dire, ne può sfoggiare oltre 38, ma anche altre 4 città emiliano-romagnole ci hanno sorpassato. In effetti gli interventi infrastrutturali in questo settore sono andati rallentando negli anni, mentre le altre città li hanno accelerati.
In questo quadro s’inserisce la proposta di legge elaborata da Rete mobilità nuova e appena depositata alla Camera, che prevede tra l’altro l’abbassamento della velocità da 50 a 30 chilometri orari nei centri urbani, salvo eccezioni in strade con precise caratteristiche costruttive e funzionali. Si prevedono anche un tetto del 50% per gli spostamenti motorizzati individuali nel giro di due anni. (s.c.)