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Quando i rifiuti possono diventare “riprodotti”

È in dirittura d’arriva il progetto LoWaste, partito nel 2011 con l’obiettivo di dimostrare che i rifiuti possono diventare “riprodotti”. L’hanno sviluppato il Comune, Hera, la coop sociale Città...

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È in dirittura d’arriva il progetto LoWaste, partito nel 2011 con l’obiettivo di dimostrare che i rifiuti possono diventare “riprodotti”. L’hanno sviluppato il Comune, Hera, la coop sociale Città Verde, il network di imprese Impronta Verde e la rete europea RReuse con un cofinanziamento della Commissione europea pari a 554.500 euro (con altrettanti hanno contribuito i partner). Nel tempo si sono aggiunte altre 43 organizzazioni (comprese Cna, Confartigianato, Unindustria e Legacoop) che rappresentano l’embrione di un possibile Distretto Verde. Cinque sono le filiere su cui i partecipanti al progetto si sono concentrati. Nel tessile sanitario è stata dimostrata la possibilità di realizzare gadget fieristici, borse, astucci, sacche, abbigliamento tecnico e oggetti d’arredamento con materiali tessili da sala operatoria, forniti da Servizi Ospedalieri spa e dalla coop sociale La Piccola Carovana. È stato anche dimostrato che gli inerti da demolizione (altra filiera considerata) possono essere trasformati in sottofondi stradali, come quelli che il Comune sta utilizzando. Oggi (dalle 9.30) e domani (dalle 10.30), al Consorzio Wunderkammer di via Darsena 57, il progetto sarà esposto nell’evento ‘LoWaste Expo’.

Gabriele Rasconi