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La Bohème dei giovani ha conquistato Ferrara

Molto bella La Bohème di Puccini che ha chiuso l’altra sera il cartellone lirico del Teatro Abbado (replica oggi alle 16); quello è un titolo che fa l’esaurito in ogni caso, che siano grandi...

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Molto bella La Bohème di Puccini che ha chiuso l’altra sera il cartellone lirico del Teatro Abbado (replica oggi alle 16); quello è un titolo che fa l’esaurito in ogni caso, che siano grandi interpreti in scena oppure, come nel caso di Ferrara, i giovani vincitori del concorso “Toti Dal Monte” di Treviso. L’allestimento è quello ormai storico di Ivan Stefanutti, curatore di regia scene e costumi, che dal 2006 a oggi ha viaggiato in molti teatri non solo italiani. Il merito di Stefanutti è di avere reso una Bohème in perfetta sintonia con Parigi, non quella di Murger da cui è stato tratto il libretto, ma quella degli anni ’30 del Novecento.

Ottimo il lavoro del regista, a cui s’è accompagnata l’eccellente guida dell’orchestra e dei cantanti da parte del direttore Francesco Lanzillotta. Qui conviene fare un approfondimento e lanciare un pronostico: Lanzillotta, benché giovane, ha più esperienza come direttore d’opera che di musica strumentale. Eppure in questa Bohème ha dimostrato di avere un istinto sinfonico innato: la musica di Puccini, sotto la sua bacchetta, si arricchisce di fraseggi morbidi, pennellate lievi e suadenti, impennate vigorose ma non chiassose, tempi e respiri che esplorano l’ordito melodico tenendo conto di quanto la musica del Novecento abbia arricchito la tavolozza espressiva delle orchestre anche per la musica romantica. Da qui il nostro pronostico: Lanzillotta emergerà nel tempo come eccellente direttore di musica strumentale, benché la passione per l’opera sembri in lui preponderante.

Il cast dei giovani ha funzionato bene: d’accordo, c’era il rodaggio fatto in questi mesi a partire dal debutto a Treviso, ma il merito di quel concorso è di avere allestito una compagnia omogenea, ben amalgamata in quanto a “peso” delle voci e loro colori. Note di merito leggermente superiori rispetto al cast vanno al soprano sudafricano Nuzuko Teto (Mimì) e al tenore genovese Matteo Lippi (Rodolfo). Lodevoli infine le prestazioni di Ruzan Mantashyan (Musetta), Byong Ick Cho (Marcello), Paolo Ingrasciotta (Schaunard), Francesco Milanese (Colline) e Mirko Quarello (Benoit e Alcindoro). E pubblico più che soddisfatto.

Athos Tromboni