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«M’ispiro a Bogotà per cambiare Ferrara»

«M’ispiro a Bogotà per cambiare Ferrara»

Morghen, candidato M5S, cita l’esperienza del sindaco creativo Mockus «Voglio chiudere l’inceneritore parlando con la Regione e con Hera»

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Vuole migliorare la salute togliendo smog, s’ispira al metodo di governo fuori dagli schemi dell’ex sindaco di Bogotà, Antanas Mockus, punta su sport e Palio per creare posti di lavoro. La grillina anti-Tagliani, Ilaria Morghen, rivela i tratti poco convenzionali del suo programma e del suo modo di vedere i rapporti tra cittadini e amministrazione. Accompagnata da due esponenti di spicco dei Grilli Estensi, Claudio Mosca e Maria Teresa Pistocchi («ma non siamo i suoi membri di giunta, sceglieremo tutti assieme aprendo anche a professionalità esterne»), la candidata sindaco M5S, medico anestesista del Sant’Anna, boxeur nella palestra dei Duran già iscritta Lav e Wwf, ha avuto per la prima volta l’occasione di mettere da parte slogan e battute per approfondire i temi che più stanno a cuore ai ferraresi.

Cominciamo dalla sanità. Cona è al centro della campagna elettorale, lei però ha difeso il modello dell’ospedale unico per acuti e dei presidi territoriali di secondo livello. Funziona o no?

«Bisogna partire prima, cioè dalla prevenzione: un sindaco non può considerare la sanità come sola assistenza primaria, gli ospedali e basta. Dobbiamo anzitutto ridurre i determinanti delle malattie, a partire dalle croniche e dalle neoplasie, in testa ai quali c’è l’inquinamento ambientale. Se non chiudiamo l’inceneritore e non bonifichiamo le discariche dal cvm, le malattie continueranno a crescere. Anche la struttura urbanistica, incidendo sulla sperequazione sociale, agisce sulla salute. Attivate politiche in questi settori, poi può andare bene Cona a patto che sia collegato meglio di oggi alla città, aggiungendo anche un’autopista per i mezzi di emergenza ottenuta liberando via Comacchio dai cassonetti. Siamo per i rifiuti zero...».

Allora non serve un pronto soccorso in città?

«Nell’ex Sant’Anna bisognerebbe costruire un centro di prime cure, come ad esempio a Forlì, aperto H24 e collegato ad altri presidi per le patologie croniche, di medicina pediatrica e generale. Servirebbe anche un centro di terapia del dolore e per le malattie collegate all’inquinamento, come le allergie multiple ai prodotti chimici».

Intanto, però, i ferraresi non riescono ad ottenere in tempi ragionevoli esami e visite. Succede ormai da anni: che si può fare?

«Alcuni esami sono caricati di significati che non hanno, come la ormai nota Densitometria ossea. Serve anzitutto una informazione realistica alla popolazione di cos’è utile e cosa no. È inutile, ad esempio, la campagna sui defibrillatori che viene portata avanti in questi mesi: serve solo a Big Pharma per far vendere apparecchi che restano inutilizzati, costringendo all’acquisto tutte le società sportive».

Molti vostri ragionamenti finiscono sempre lì, la chiusura dell’inceneritore: com’è possibile concretamente, visto che ai rifiuti zero non ci è mai arrivata nessuna città delle dimensioni di Ferrara?

«Bisogna anzitutto andare a discutere con la Regione, perché il piano rifiuti che prevede la chiusura degli inceneritori di Ravenna e Rimini, e il mantenimento di quello di Ferrara fino al 2020, non ci sta assolutamente bene. Se poi facciamo la Geotermia 2, l’inceneritore ce lo teniamo chissà per quanto. Va analizzato per bene il contratto di servizio con Hera, che scade il 30 dicembre 2017, perché non è possibile aumentare la raccolta differenziata per poi importare liberamente i rifiuti speciali da ogni parte d’Italia, come sta succedendo a Rimini. L’alternativa al dialogo è il boicottaggio all’import di rifiuti, anche se siamo consapevoli che le leggi nazionali lo permettono. Vendere le azioni Hera? Lo ripeto, siamo per la trattativa ad oltranza per ottenere servizi migliori, valuteremo sulla base delle risposte».

La gente vi fermerà in strada per chiedere posti di lavoro. Ricette?

«Ci mettiamo noi in ascolto delle imprese, a cominciare dal work cafè del 13 aprile: ci poniamo come mediatori di problemi. Bisogna in ogni caso risorgere dalle nostre ceneri investendo sul patrimonio culturale e umano. Il Castello, ad esempio: va svuotato di uffici, da spostare magari a Pontelagoscuro (così hanno un bel panorama sul petrolchimico e su quanto è stato fatto nei decenni scorsi), e riempito di attività. Penso ad un centro congressi medico-scientifici, e non solo, i professionisti di mezzo mondo farebbero di tutto per venire in un posto del genere. Costruiamo un museo con figuranti e statue di cera, affidandolo agli esperti del Palio. Lo sport è un’altra risorsa economica, la nostra è una città di sportivi amatoriali e sarebbe possibile trasformarla in un punto di riferimento per campionati di ogni livello: eventi da 50-60mila visitatori alla volta».

D’accordo, ma serviranno pure investimenti di tipo manifatturiero: Tagliani ha ad esempio in animo di costruire qui la filiera nazionale del recupero della plastica...

«Sì, oggi la nostra plastica viene portata ad Arezzo, teniamola a Ferrara». Qui interviene Mosca descrive così il sistema-Hera, «ci sono molte piccole aziende locali che non riescono a lavorare in partneship con Hera, che preferisce portare le lavastoviglie recuperate a Sondrio e Arezzo: così può strozzare e inglobare i potenziali partner della zona. A Ferrara, vi ricordate, c’era un gestore della carta, Palumbo». Riprende Morghen, «a proposito di Hera, inseriremo nello statuto comunale l’acqua come diritto e non merce, riportando alla totale proprietà pubblica il ciclo idrico. Lo dice anche il ministro Galletti, no?»

Alleanze non ne fate, neanche per un eventuale ballottaggio, visto che avete respinto anche Tavolazzi?

«No, la nostra politica non prevede alleanze ma solo collaborazioni. Tavolazzi è il passato». Prosegue Pistocchi: «Essendo stato Tavolazzi un 5 Stelle dovrebbe conoscere la nostra politica in tema di alleanze. Riconosciamo che ha fatto eccellenti battaglie di opposizione in consiglio comunale, però un giorno offre collaborazione e l’altro spara sul movimento. Lui è fatto così».

Tagliani lo conosce? Perché ritenete fondamentale il ricambio di uno che è lì da 5 anni e sul lavoro del quale si sono sprecati apprezzamenti anche da parte degli avversari?

«No, Tagliani non lo conosco personalmente e comunque governa da 20 anni, faceva lui il sindaco quando Sateriale andava in barca, e per fortuna... Il mio modello di amministratore, tanto per capirci, è il sindaco di Bogotà anni Novanta, Mockus. Non aveva esperienze politiche alle spalle e la sua verginità politica è stata fondamentale: puntò su cultura, arte, creatività. Tolse la polizia municipale dalle strade usando clown e mimi per sbeffeggiare gli automobilisti colti in infrazione, che si auto-limitarono. Poi chiese contributi volontari alla cittadinanza per interventi specifici, e la gente capì. I risultati ottenuti in una città di 6,5 milioni di abitanti e alto tasso di criminalità, furono notevoli. Noi coinvolgeremo comitati e movimenti in un Comitato civico permanente, da convocare ogni sei mesi, ma la piattaforma digitale comunale sarà il fulcro del rapporto con il Comune, a partire dai certificati on line».

Se vince prende l’aspettativa e molla la boxe?

«Sì, andrò in aspettativa, ma penso di allestire un’area anti-stress in Municipio, una zona palestra. Per me e per i dipendenti, naturalmente».

Stefano Ciervo

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