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Alla Pandurera il capolavoro di Wilde

di Samuele Govoni
Alla Pandurera il capolavoro di Wilde

Il regista Glejieses: «Dalle vostre parti il pubblico è caloroso, faremo il massimo per divertirvi»

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di Samuele Govoni

A inizio millennio “L’importanza di chiamarsi Ernesto” ottenne un successo strepitoso, tanto da convincere Geppy Gleijeses a riprendere in mano il testo e riproporlo firmandone, questa volta anche la regia. Domani alle 21 lo spettacolo chiuderà il cartellone di prosa della stagione 2014 alla Pandurera di Cento. Abbiamo contattato proprio Gleijeses che in questa intervista ci ha svelato la contemporaneità di un testo realizzato oltre un secolo fa ma che, nonostante gli anni sulle spalle, non è rimasto vittima del tempo.

. L’opera fu scritta a fine ’800, è ancora attuale?

«Wilde è sempre di un’attualità straordinaria. “L’importanza di chiamarsi Ernesto” è riconosciuto a più voci come uno dei testi teatrali migliori. Una commedia strabiliante. E pensare che quando la scrisse stava camminando sull’orlo del baratro. È stato veramente al di sopra di qualsiasi spiegazione. Un grande testo per un grande autore».

Ha optato per una rivisitazione?

«Assolutamente no. Non ce n’è stato bisogno. Il testo di Wilde è ambientato nell’epoca giusta: nella bigotta epoca Vittoriana. L’autore la racconta benissimo e quindi ho scelto di attenermi fedelmente al testo originale».

Si ride in scena?

«Sì si ride ma ci sono anche aspetti inquietanti. Avevo già interpretato questo ruolo nel 2000 e anche all’epoca lo spettacolo ebbe grande successo. Ho voluto sottolineare alcuni richiami con l’epoca per me significativi, richiami che mettono nello spettatore ma tranquilli (sorride, ndr) il divertimento è assicurato».

È mai stato a Cento prima?

«Non me lo ricordo con precisione. So però che il pubblico in quella zona è particolarmente caloroso e non vedo l’ora di recitarvi. So - conclude - che il terremoto ha reso inagibile il teatro ma ci impegneremo tanto e faremo di tutto per rendere la struttura che ci ospita un vero e proprio teatro».

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