Anita ha un motivo in più per ricordare la sua storia
Si è tenuta la cerimonia di intitolazione di un piazzale al partigiano Giulio Fabbri Le parole del sindaco Fiorentini: «Oltre a festeggiare bisogna coltivare i valori»
ANITA. La gente di Anita non dimentica i suoi uomini, soprattutto coloro che hanno combattuto per la Liberazione. E il 7 aprile di ogni anno, la gente di questo paese immerso nelle valli, si ritrova per ricordare questa giornata storica e quest’anno, avevano un motivo in più per esserci: l’intitolazione di un piazzale al partigiano Giulio Fabbri. Fra i presenti c’era anche il fratello Armando Fabbri ed anche alcuni nipoti ma su chi era Giulio Fabbri, Idro Tinarelli, pensionato che conosce la storia di Anita, ricorda che «Fabbri prese il posto di Luigi Coatti e per la gente di Anita è stato un organizzatore importante».
Anche Matteo Bandini, presidente del consiglio di partecipazione di Anita, nel motivare la cerimonia, ha tenuto a precisare che «Giulio Fabbri ha avuto un’intuizione, quella cioé di non organizzare una lotta di gruppo viste le potenzialità tedesche, bensì ha pensato ed attuato il coinvolgimento della cittadinanza».
Il successivo trasferimento in corteo verso i due monumenti della piazza di Anita, e fra questi c’erano gli studenti della classe terza B del liceo don Minzoni accompagnati dall’insegnante di religione Davide Mancini, lo stesso Bandini ha tenuto a sottolineare come negli ultimi cinque anni, Anita, con vari progetti portati a termine, si è spesa per i suoi caduti.
La cerimonia ha poi lasciato spazio ad un lungo intervento di commemorazione di Bruna Tabarri dell’Anpi ed alle successive parole del sindaco argentano Antonio Fiorentini. Di fronte alle autorità civili e militari (sia in servizio che soci in associazioni d’arma), il primo cittadino ha rimarcato il fatto che, negli ultimi dieci anni, si è pensato più che altro a festeggiare mentre si sono persi i contenuti, le ragioni del perché si è fatta festa. «Si sbandieravano i valori - ha detto -, ma non si coltivavano. Penso alla battaglie che hanno fatto per il lavoro che oggi non c’è, e così pure per la giustizia, la solidarietà e l’uguaglianza. Chi nel 1945 ha lottato, lo fece per tutti, per la pace e quindi, oggi c’è da riconquistare questi valori».
Giorgio Carnaroli
©RIPRODUZIONE RISERVATA