«Giovani, non dateci sempre retta»
Beppe Severgnini parla a 500 studenti: dai social network al lavoro che manca. Idee per evitare l’incendio dell’Italia
Il sipario mattutino si è alzato sui complimenti di Beppe Severgnini ai ragazzi del Servizio Civile Volontario, che l'hanno accolto in Sala Estense a luci spente, dedicando un video alle sue otto T maiuscole per diventare italiani di domani, otto “tempi” da attuare per non perdersi durante gli anni più proficui per sé e per gli altri. “Di sana e robusta costituzione”, il seminario pedagogico organizzato dall'Osservatorio Giovani del Comune di Ferrara, si è concluso ieri con le parole chiave del fuoriclasse cremasco, sottoscritte di recente anche dal ministro all'Istruzione Giannini. «Un ottimismo costante e ragionato nei riguardi della società, che non è mutato negli anni», quello dello scrittore e giornalista che il direttore della Nuova Ferrara Stefano Scansani ha prontamente rilevato nel corso della chiacchierata sul suo viaggio multicolore per l'Italia; infatti Severgnini ha presentato la sua ultima fatica letteraria, Una vita in viaggio, edito da Rizzoli di recente, spaziando sia intorno alle esistenze dei giovani incrociati sul suo cammino, intorno ai loro contesti formativi, sia dentro i loro vissuti individuali; raccontando una visita nei licei foggiani, ha commentato che noi «dovremmo essere in testa alle classifiche nazionali con dei ragazzi così, penalizzati soltanto dalla mancanza di fortuna, e a sua volta l'Italia dovrebbe spiccare in quelle europee».
Tuttavia, infarcendo l'insegnamento con prediche e paternalismo, e trascurando il senso comune, «togliamo loro le speranze, costringiamo una generazione intera a mendicare lavoro, stiamo educando o degli esuli o degli amareggiati». In platea e sugli spalti quasi cinquecento teste pensanti e coinvolte dalle sue parole, teste assorte di insegnanti e degli stessi studenti, che non hanno distolto gli sguardi nemmeno quando l'autore ha manifestato «il timore che stiamo preparando un pagliaio per qualcuno senza scrupoli che potrebbe accenderlo da un momento all'altro, superando persino i nostri incendiari anni '70».
Meno male che le nuove generazioni non fanno «tutto ciò che gli diciamo giornalmente, altrimenti il mondo non proseguirebbe - ha motivato - “natura non facit saltus”, ma le generazioni eccome, e per fortuna». E seguendo questa progressione di crescita temporale, il discorso è sfociato nei social network, quale perfezionamento della capacità di sintesi degli adolescenti odierni, della rapidità di connettersi mentalmente l'un altro. Capacità virtuale apprezzata tanto da Severgnini e da Scansani sul palco, quanto dal sindaco Tagliani poco distante, che ha rilanciato prontamente il primo twitter ferrarese dello scrittore lombardo. «Strumenti fantastici, ma pericolosi - ha detto Severgnini - di cui bisogna comprendere il potenziale che sviluppano tra le persone e nell'opinione pubblica». Quindi le generazioni dovrebbero concepirsi, accettandosi a vicenda con elasticità: «voi giovani siete efficaci nei 100 e nei 200 metri, nello sprint di un tweet o di un sms - ha precisato - noi nei 1000 metri di un articolo lungo, o nell'intera maratona di un romanzo o di un saggio».
Al terzo quesito, spalleggiato dallo splendore quieto di Ferrara, Scansani ha provocato Severgnini sulle piccole province addormentate, come una bella che aspetti una sveglia, sulla gabbia dorata delle nostre mura; allora il giornalista multitasking, che ha sostenuto di aver influenzato pure l'amico Renzi con le sue "T" troneggianti, gli ha risposto che «ci sarà sempre qualcuno che cercherà di venderci le mura come protezione dai nemici esterni: sono balle, non credetegli. Sono escamotage dei piccoli capi per esercitare il loro piccolo potere locale, convincendovi che siete circondati da nemici e isolarvi ancora di più».
Matteo Bianchi