La comunità si mobilita: manifesteremo
Cresce la divisione tra gli abitanti. Alcuni favorevoli, altri contrari. Il comitato cittadino: pronti i pullman per Ferrara
GORO. Agitazione e paura. È questa l’aria che si respira a Goro parlando con i cittadini di impianto biogas. «L’impianto biogas? Qui a Goro non ce lo vogliamo». Lo scandisce una signora anziana ferma al banchetto di orto frutta davanti al municipio. «Stavano facendo tutto a bassa voce, quasi di nascosto ma - prosegue la donna - l’abbiamo saputo e ora che ne siamo a conoscenza diciamo no». Facciamo qualche passo indietro. La realizzazione di un impianto biogas è una possibilità che è stata paventata circa tre anni fa e, concretamente si è iniziato a parlare di questa forma di energia nel 2012 con un convegno durante la Sagra della vongola di Goro. Nel 2013 poi si è replicato con un altro convegno durante il quale sono stati presentati studi e possibilità. Insomma, era da un po’ che se ne parlava ma la gente sostiene di «averlo imparato così, per caso». Ieri mattina al porto abbiamo incontrato alcuni pescatori, stavano tornando dopo una battuta di pesca; circa sette quintali di cozze il bottino. «Biogas? Io non sono autorizzato a rispondere», taglia corto uno che poi salta sul muretto e inizia a caricare il camion. «Io invece sono favorevole - interviene Paolo Costantini - non credo che un impianto di questo tipo inquinerebbe l’ambiente, anzi penso che se davvero le alghe potessero rappresentare una risorsa energetica, allora sarebbe giusto investire». Investire quanto? All’incirca si parla di un costo totale di otto milioni di euro di cui, mezzo milione già investito. Ma gli sviluppi delle ultime settimane hanno inclinato la china. Ora tutto è a rischio. Il popolo si è svegliato e, animato dal Comitato Antibiogas Goro (presenti anche con un gruppo ufficiale su Facebook), ha dichiarato guerra aperta ai sostenitori dell’impianto. «Nessuno la vuole. Se - ipotizza un altro marinaio, e questo dimostra la profonda discrepanza creatasi tra un abitante e l’altro - i danni collaterali del biogas si riversassero sull’ambiente sarebbe un disastro. Se cozze e vongole dovessero morire ne andrebbe di tutta la nostra economia, noi - sottolinea - ci basiamo su questo per vivere». Sono tanti i se all’inizio di ogni frase, di ogni risposta. Cosa succederà? I sostenitori temono che con tutta la bagarree degli ultimi giorni gli investitori abbiano cambiato idea. «Chi voleva investire qui a colpo sicuro ora - affermano - nel migliore dei casi, ci dovrà pensare. Oltre allo slittamento dei tempi, che sarebbe il danno minore, dobbiamo calcolare anche il danno di immagine». Gli abitanti hanno paura. C’è chi dice che nelle acque verrà scaricata l’ammoniaca, chi dice che aumenteranno i casi di leucemia: «È impossibile - afferma una donna - che una struttura così grande possa restare in funzione trattando solo delle alghe. Non è delle alghe che noi abbiamo paura, ma degli altri prodotti».
Delle 19 cooperative di Goro e dintorni che si erano dette favorevoli 15, improvvisamente, hanno ritrattato e ora solo quattro di quelle 19 iniziali vedono ancora di buon occhio l’impianto biogas. Per domani in paese si è promessa battaglia. «Due pullman almeno verrano a Ferrara per manifestare. Il ritrovo è in via corso Isonzo alle 9. Le cooperative - spiega il presidente del comitato - si fermeranno per consentire ai pescatori di partecipare. I negozianti per solidarietà potranno rimanere chiusi al mattino. Secondo me per fare l’impianto avevano calcato la mano sull’utilità pubblica che questo avrebbe avuto ma - chiude - quando abbiamo approfondito le tematiche riguardanti l’impatto ambientale abbiamo detto no e molti cittadini ci hanno dato ragione».
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