La Nuova Ferrara

Ferrara

Lavori post-sisma, Di Francesco indagata

Lavori post-sisma, Di Francesco indagata

È la direttrice regionale dei Beni Culturali dell’Emilia Romagna. I carabinieri le hanno chiesto di consegnare alcuni atti. Ipotizzato l'abuso d'ufficio su alcuni progetti elaborati dallo studio del compagno. Lei replica: fatto tutto il possibile per evitare il conflitto di interessi

3 MINUTI DI LETTURA





Prima un’interrogazione presentata in Senato dal M5S, poi un esposto in procura, infine una richiesta di atti da parte dei carabinieri consegnata alla direttrice dei Beni culturali dell’Emilia Romagna, Carla Di Francesco. Primo passo esterno, di fatto, dell’inchiesta che vede indagata la stessa dirigente per abuso d’ufficio. Gli investigatori coordinati dal sostituto Rossella Poggioli, della procura di Bologna, vogliono accertare se la procedura di valutazione di alcuni progetti relativi al restauro di immobili di pregio danneggiati dal terremoto di due anni fa è stata in qualche modo viziata da un conflitto di interessi. I progetti al centro dell’indagine sono stati elaborati dallo studio ferrarese di ingegneria di cui è socio e direttore tecnico Giuliano Mezzadri, compagno della dirigente della Soprintendenza. L’interesse della magistratura è stato sollecitato da un esposto del M5S recapitato alle procure di Ferrara e di Bologna. È stato il pm Stefano Longhi, della procura di Ferrara, ad iscrivere Carla Di Francesco nel registro degli indagati, la stessa indagine è stata poi trasferita per competenza a Bologna. L’ultimo sviluppo ha lasciato di stucco («Non sapevo di essere indagata») la dirigente dei Beni culturali che nelle scorse settimane era intervenuta sulla stampa proprio per rispondere a un articolo pubblicato da un giornale bolognese in cui si faceva riferimento all’attività della procura sul caso. «Non ho ricevuto avvisi di garanzia - spiega Carla Di Francesco alla ‘Nuova Ferrara’ - mi è stata però notificata venerdì scorso la richiesta di consegnare documenti relativi a progetti esaminati dal mio ufficio nell’ambito delle opere finalizzate ai restauri post-terremoto». L’ipotesi al vaglio della procura, comparsa sui mezzi di informazione, la trova spiazzata. «La sovrintendenza in questo caso specifico non affida lavori - ha sottolineato - valuta i progetti di recupero, riqualificazione, restauro e li respinge, li autorizza o li autorizza con prescrizioni. L’affidamento dei lavori spetta ad altri soggetti, cioè ai proprietari degli immobili. Il mio ufficio fin dai giorni successivi al sisma ha costituito un’Unità di crisi regionale (Ucr) per stabilire i necessari contatti con le autorità e gli enti interessati per la valutazione dei danni. Tutta quell’attività (oltre mille progetti esaminati dal giugno 2012) è stata gestita dalla direzione regionale dei Beni culturali. Ogni progetto viene istruito da uno o due tecnici che poi propongono le loro conclusioni alla Commissione Progetti composta dai due sovrintendenti territoriali e dal direttore regionale». Questo l’iter seguito dall’Ucr per l’esame delle pratiche che necessitano dell’autorizzazione lavori, ha aggiunto Di Francesco. «Nel settembre 2013, sulla scia di una norma sulla trasparenza introdotta dal ministero, la direzione regionale dell’Ufficio ha dato comunicazione che l’esame delle pratiche che eventualmente sarebbero state presentate dal mio compagno, ing. Giuliano Mezzadri (l’atto non riguarda gli altri professionisti dello studio che hanno redatto alcuni progetti, ndr) non sarebbero state firmate da me ma dalla sovrintendente ai Beni architettonici, Paola Grifoni. Ho valutato che l’altra sovrintendente, Antonella Ranaldi, che segue diverse province di Emilia Romagna e Veneto avesse già un incarico molto impegnativo, proprio mentre bisognava dare attuazione al piano regionale di ricostruzione in cui sarebbero confluiti anche progetti definitivi per l’esecuzione di interventi complessi». Ranaldi e Grifoni «fanno parte della Commissione tecnica» ma solo Grifoni è stata delegata a esaminare i progetti di Mezzadri. L’esposto M5S faceva riferimento a 18 elaborati di Mezzadri e altri professionisti che lavorano per lo stesso studio. «Io ho fatto tutto quello che era necessario per evitare un possibile conflitto di interessi», conclude Carla Di Francesco. (gi.ca.)