«Salviamo le Camere» Quelle di commercio
Il neo presidente Govoni, allarmato dalle parole di Renzi, ha scritto una lettera al ministro Franceschini: «Abolire il sistema camerale è un danno per le imprese»
Diventare presidente della Camera di commercio di Ferrara e il giorno dopo sentire che il presidente del consiglio vuole dare una bella sforbiciata proprio agli enti camerali non deve essere una grande sensazione. Paolo Govoni, allarmato dalle dichiarazioni rilasciate da Renzi, ha subito scritto una lettera al ministro Dario Franceschini, che si occupa di tutt’altro essendo alla Cultura, ma che Govoni ha ritenuto opportuno interpellare affinchè perori la causa delle Camere di commercio.
«Signor Ministro .- scrive Govoni - con riferimento a quanto appare, in questi giorni, sugli organi di stampa in ordine alla possibile abolizione delle Camere di Commercio, mi preme segnalare il loro ruolo di indispensabile motore di sviluppo dei territori e di strumento unico di semplificazione burocratica, attraverso».
Govoni elenca i principali meriti delle Camere, a partire dal Registro delle imprese, « formidabile mezzo di pubblicità, trasparenza del mercato e di legalità. In particolare, il Registro supporta le attività della Magistratura e delle Forze dell'Ordine per il contrasto al malaffare, nonché lo scambio e la semplificazione delle comunicazioni con gli altri uffici pubblici, senza dimenticare la fondamentale importanza che riveste per le imprese a cui garantisce conoscenza, sicurezza e opportunità di sviluppo del mercato».
Govoni non nega la necessità di rivedere qualcosa del sistema camerale: «Una revisione è certamente necessaria, noi stessi proponemmo una riforma già dai tempi del governo Monti, riforma arenatasi in Parlamento non per nostra responsabilità».
Ma la revisione dei compiti delle Camere di commercio può andare in direzione decisamente opposta a quella scomparsa. Valga come esempio lo Sportello Unico Attività Produttive (Suap): «In buona parte d'Italia è affidata direttamente alle Camere di Commercio la gestione della piattaforma unica nazionale dello "Sportello Unico Attività Produttive"; altrove (ad esempio, in Emilia-Romagna) le Camere agiscono a supporto dei Comuni. Qualora si procedesse ad una completa unificazione degli adempimenti in capo alle Camere di Commercio, si potrebbero conseguire significativi risparmi di spesa, sgravando di costi e incombenze gli enti territoriali e acquisendo certezza nei tempi di elaborazione delle pratiche ed omogeneità di comportamento in tutto il territorio nazionale;» La Camera di commercio è anche «il principale riferimento per il monitoraggio dell'andamento delle economie locali, regionali e nazionale». Il neo presidente lancia l’allarme economica: «stante la medio-piccola dimensione delle imprese italiane, la gran parte di esse non avrebbe accesso ai mercati internazionali e al credito senza l'intervento del sistema camerale».
Quote rilevanti delle entrate da diritto annuale vanno alla in tale direzione e a favore favore del marketing territoriale, dell'attrazione turistica, della qualificazione e tutela del made in Italy.
Con la conciliazione e l’arbitrato si riducono «i tempi della giustizia ordinaria: una mediazione gestita dalle Camere di Commercia richiede circa 36 giorni, contro i 493 giorni necessari per il solo primo grado della giustizia civile, e costa mediamente il 3% del valore di una controversia, contro il 30% del procedimento ordinario». Ancora: «Attraverso la tenuta di numerosi Albi, Ruoli e Repertori, le Camere di Commercio favoriscono lo sviluppo di un mercato trasparente e regolamentato e vigilano sulla presenta di clausole inique e vessatorie nei contratti.
Govoni, infine, segnala al ministro Franceschini le Camere di Commercio non sono il regno dello spreco: «Hanno costi di struttura molto bassi e non costano al bilancio dello Stato, anzi versano al bilancio statale oltre 80,5 milioni di euro ogni anno (di cui circa 31 milioni per i prelievi obbligati previsti dalle diverse leggi di stabilità e circa 50 milioni per imposte locali e nazionali). Gestiscono, altresì, diverse attività per conto dello Stato senza alcun beneficio economico».