Tormentone ex Sant’Anna. Ragazzi serve un campus
Che cosa fare in quella porzione di città? Un docente e uno studente replicano. Una sede dell’ateneo potrebbe essere una punta di diamante del sistema
La domanda. L’ex Sant’Anna è un tormentone: c'è chi lo vorrebbe in un modo e chi in un altro. Restando con i piedi per terra, sarebbe possibile immaginare un campus universitario?
Alessandro Bucci risponde:
«Un vero campus universitario è equiparabile a un piccolo quartiere urbano: un distretto.
La definizione fisica di campus dipende da un numero limitato di tipologie edilizie e luoghi aperti, che variano per dimensioni e architettura dal piccolo al grande, dal semplice al complesso, a seconda delle destinazioni: biblioteca, auditorium, aule, dipartimenti, mensa, residenze, commercio, uffici, spazi per gli studenti, svago, sport, parchi, giardini, piazze pavimentate, squares. Solo tutto questo costituisce un vero campus.
È un ambiente complesso, progettato sul principio estetico dell'organizzazione formale e scenografica degli edifici e degli spazi aperti. Questi riflettono il desiderio di un'istituzione di essere conosciuta, riconosciuta. L’ambiente di un campus è strumento comunicativo di altissimo livello, è uno degli aspetti centrali - per esempio - della tradizione edilizia dei campus americani e rappresenta un contributo importante alla sua capacità di generare ricchezza.
La progettazione di un campus di un' università degna di questo nome non può prescindere dalla costruzione di fabbricati che superino la prova del tempo: da un punto di vista fisico, da un punto di vista culturale. Il nostro ex ospedale cittadino ha indubbiamente una forte connotazione "distrettuale". Il disegno organico ne esalta l'unitarietà, ma il passaggio da "distretto-ospedaliero" a "distretto-universitario" non è certamente elementare, e comporta un approfondito studio edilizio, economico, e, soprattutto, deve essere la rappresentazione di un preciso piano di sviluppo di lungo periodo del nostro Ateneo».
Ciro Patricelli risponde:
«Un campus, per uno studente, in questo contesto ricco di giovani, storia e cultura, potrebbe essere un ulteriore punto di forza. Il campus deve essere il luogo che stimola la partecipazione, le interazioni sociali e attrae studenti ed insegnanti. Non ci devono essere confini tra i mondi della città dinamica e quello dell'Università. Lo spazio di un campus deve essere organizzato per noi laureandi, in funzione della nostra formazione, vita, e sicurezza. Oggi gli studenti sembrano affidati alla legge del consumo e del mercato, non si sentono una comunità, ma piuttosto un' umanità immersa in relazioni spesso transitorie e dislocate tra i diversi poli universitari. L’organizzazione tra i giovani dell'ateneo è facilitato dai social network e dalle piazze virtuali. Tutto ciò, con la possibilità di prendere una bici e andare dappertutto, rende la città viva e riempie di giovani la piazza vera, storica. Questo spiega anche le recenti polemiche legate ai festeggiamenti delle lauree. Nei campus gli studenti sono ispirati dalla forza educatrice dell'architettura, che impartisce lezioni di tradizione, dovere civico e senso della comunità, proprio grazie alla propria composizione architettonica. L'ex Sant'Anna occupa un ottavo del centro storico della nostra città, senza considerare le due alee dell'ex caserma. Da giovane ingegnere e studente non è difficile capire che un campus posto in quell'area potrebbe essere la punta di diamante di un sistema universitario secolare impostato su uno dei più importanti piani urbanistici della storia». (m.b.)