La tragedia di Said, sentenza a fine ottobre
Quattro persone a processo per omissione di soccorso, chiusa ieri l’istruttoria
È un processo sfortunato, quello per la tragedia di Said Belamel, il giovane marocchino morto il 14 febbraio di quattro anni fa dopo una serata in discoteca. Prima la sospensione per il terremoto, poi il cambio del giudice in corsa sulla soglia delle discussione finale e della sentenza, ora le “nuove” udienze compromesse e rallentate da testimoni assenti o ormai irreperibili. Solo quattro quelli che è stato possibile riconvocare ieri, per confermare le dichiarazioni già rese al giudice. Per altrettanti invece (tutti della difesa) non si è potuto far altro che acquisire i verbali degli interrogatori resi agli inquirenti durante le indagini. Ieri in ogni caso è stata chiusa l’istruttoria e il giudice Alessandra Testoni ha poi fissato la data per l’ultima udienza, per la requisitoria dell’accusa, le arringhe della parte civile e della difesa e la sentenza. Appuntamento dunque al 28 ottobre, quando sarà messo il primo punto giudiziario all’assurda tragedia di Said: morto di freddo dopo aver vagato per ore, ubriaco e infreddolito (era caduto nelle acque gelide del canale e si era svestito) al termine di una serata alla discoteca “M.Butterfly”. «Quando l’ho trovato, alle 8 della domenica mattina, non era più cosciente, nel senso che non era in grado di rispondere, diceva cose incomprensibili e sbatteva la testa ovunque», ha precisato Lorenzo Landi, la guardia giurata che lo trovò ormai in fin di vita. Gli addetti della discoteca Roberto Rolfino e Allen Rocchi hanno confermato che il giovane, dopo essere stato messo in posizione di sicurezza nello spiazzo di fronte al locale, si alzò e si allontanò. Quattro gli imputati chiamati a rispondere di omissione di soccorso: altri due addetti del locale, un amico di Said e il tassista chiamato quella sera, l’unico a essersi sottoposto all’esame. All’appello mancano i vari automobilisti, filmati dalle telecamere della piccola media industria, che videro Said strisciare a terra e non chiamarono aiuto.
Alessandra Mura