Il pianoforte di Golan è perfetto anche per il violino della Jansen
Poco più di un anno fa, nel marzo 2013, il pianista Itmar Golan suonò per Ferrara Musica nel Teatro Comunale assieme al giovane violinista russo Yossif Ivanov e nel programma c’era la Sonata in Sol...
Poco più di un anno fa, nel marzo 2013, il pianista Itmar Golan suonò per Ferrara Musica nel Teatro Comunale assieme al giovane violinista russo Yossif Ivanov e nel programma c’era la Sonata in Sol maggiore per violino e pianoforte di Maurice Ravel. L’altra sera Golan è tornato a Ferrara per esibirsi in quello che oggi è diventato il Teatro Abbado: stesso palcoscenico, ancora una volta la Sonata per violino e pianoforte di Ravel, con partner diversa: ora accompagnava la violinista Janine Jansen, entrambi impegnati poi nella Sonata per violino e pianoforte di Leoš Janácek, nella Fantasia in Do maggiore D.934 di Franz Schubert e nel Poème op.25 di Ernest Chausson.
Abbiamo riportato questa nota di cronaca perché Golan si è dimostrato ancora un accompagnatore eccellente: il suo pianismo mette il partner in condizioni di rendere al meglio l’estasi interpretativa: basti dire che può permettersi di accompagnare con il coperchio del pianoforte completamente aperto, perché il suo controllo della dinamica è miracoloso e mai si ode, durante l’esecuzione, uno squilibrio di volumi fra tastiera ed arco.
In Janácek, per esempio, dove il linguaggio novecentesco dell’ordito si trasforma in competizione fra il violino e il pianoforte, la disfida ha consentito ai due esecutori di rincorrersi e su due terreni espressivi opposti: la Jansen ha suonato prevalentemente in pianissimo, sussurri incantevoli tratti dal suo violino “Barrere” fabbricato da Stradivari nel 1727; e quando lei doveva rinforzare il suono, per gli strappi e i salti virtuosistici della partitura, era un picco che s’innalzava e poi svaporava ancora nel mezzoforte e nel pianissimo. Lui invece saltellava sui tasti in maniera molto brillante, suono sempre sostenuto ma con una dinamica controllata al millidecibel, così il confronto era palese, e l'intesa perfetta.
Stupenda poi l’esecuzione della Fantasia di Schubert. Se in Janácek ha prevalso la competizione, qui è emersa la compenetrazione dei suoni: lo spirito del brano traguarda più l’epoca preclassica che quella romantica e l’estrema abilità dei due esecutori ha fatto sì che le risonanze barocche del violino, in stile quasi vivaldiano, si sposassero egregiamente col pianismo chiaramente romantico del pezzo. Dopo l’intervallo è toccato al Poème di Chausson dare alla Jansen la possibilità di mostrare quale e quanto virtuosismo sappia far scaturire dal proprio arco, ma soprattutto nel brano conclusivo, di Ravel, il virtuosismo violinistico ha trovato modo di dispiegarsi appieno: è stato nel conclusivo Perpetuum mobile, che resta pietra miliare del camerismo di tutti i tempi. Pubblico poco numeroso, un concerto molto bello.
Athos Tromboni
©RIPRODUZIONE RISERVATA