La partita del voto: ambizioni reali e possibilità
Otto come gli Otto Immortali della mitologia cinese, tanti sono i candidati alla carica di sindaco. Ma sette di loro dovranno soccombere. In realtà i veri sconfitti saranno meno di sette. Tutto...
Otto come gli Otto Immortali della mitologia cinese, tanti sono i candidati alla carica di sindaco. Ma sette di loro dovranno soccombere. In realtà i veri sconfitti saranno meno di sette. Tutto dipende da cosa ogni candidato si gioca realmente - al di là delle sparate propagandistiche - nella partita del 25 maggio e nella probabile finalissima dell’8 giugno.
Il favorito è Tiziano Tagliani. I sondaggi di qualche settimana fa lo davano a cavallo del 50%, ma il centrosinistra è di solito sovrastimato in queste rilevazioni. Tagliani non ha soluzioni di ripiego: “deve” vincere al primo turno o al ballotaggio; per lui arrivare secondo significherebbe essere stato sconfitto senza appello.
Per Vittorio Anselmi e Ilaria Morghen le cose stanno diversamente. Hanno solo un interesse in comune: impedire che Tagliani sfondi subito il 50% in modo da poterlo sfidare al secondo turno. Per il candidato del centrodestra e per la candidata grillina il primo verdetto arriverà dunque il 25 maggio (il 26 in realtà, giorno dello spoglio): chi arriva secondo dietro Tagliani ha vinto, chi arriva terzo è politicamente annientato. La terza posizione sarebbe imbarazzante per l’uomo di Fi e molto deludente per le ambizioni dei cinquestelle.
Il ritornello di Francesco Rendine (Gol) è noto: «Al ballottaggio vado io». Non si sa se lo dice perché ci crede o per motivare l’elettorato incerto: con un’asticella piazzata così alta, tutto ciò che non è ballottaggio assomiglia a una sconfitta. Ma Rendine potrebbe anche pareggiare la partita: la mancata affermazione di Anselmi, candidatura che Rendine ha avversato al punto da abbandonare il tavolo del centrodestra, costituirebbe per lui quasi una mezza vittoria.
Anche Beppe Fornaro si è presentato dicendo “al ballottaggio con Tagliani vado io”. Ma conquistare un seggio potrebbe essere già una gran conquista per il candidato di Prc, Pdci e Idv. L’impresa è tutt’altro che facile, poichè bisogna raggranellare quasi il 5% per avere la certezza di eleggere un consigliere comunale.
Per Francesco Fersini, che ufficialmente non si è ancora candidato ma è l’uomo su cui scommettono i fautori di un nuovo centrodestra, il discrimine è molto semplice: vince se approda in consiglio. Viceversa perde malamente se non raggiunge il quorum in quanto aver negato l’appoggio ad Anselmi per poi rimanere a bocca asciutta non concede consolazioni di sorta.
Il radicale Mario Zamorani cerca il miracolo con la civica Un’altra Ferrara e anche per lui il successo è legato al seggio.
Marica Felloni, candidata di Ferrara Futuro Insieme, gioca una strana partita in nome e per conto di Simone Lodi, che è stato azzoppato dalla condanna penale, ma vuole dimostrare di essere in qualche modo ancora decisivo. In tal caso serve un decente gruzzolo di voti da spendere sul mercato politico del ballottaggio.