La Nuova Ferrara

Ferrara

l’inchiesta sul terremoto

Morì nel crollo dell’Ursa, aperto il processo

L’udienza preliminare rinviata per il confronto tra consulenti. Nessun rito alternativo

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Sarà una battaglia tecnica e normativa quella che si terrà il 22 maggio davanti al giudice Tassoni: i consulenti della procura e delle difese si confronteranno sulle cause e sulle responsabilità del crollo dei capannoni dell’Ursa di Stellata, rasi al suolo dalle scosse di terremoto di due anni fa. Sotto le macerie morì un operaio marocchino di soli 29 anni, Tarik Naouch, che stava facendo il turno di notte.

L’udienza preliminare aperta ieri è stata infatti subito aggiornata al 22 maggio; il giudice Tassoni ha preso atto della richiesta del pubblico ministero di ascoltare in contraddittorio tutti i consulenti di parte: il tecnico incaricato dalla procura - che ha attribuito agli imputati una colpa generica per non aver tenuto conto delle norme di buona progettazione e costruzione - e i consulenti delle difese che invece hanno sottolineato che fino al 2005 il Ferrarese non era considerata zona sismica e dunque non soggetta all'applicazione di particolari norme.

Quattro gli imputati chiamati a rispondere, a vario titolo, di omicidio colposo in concorso. Sono il progettista della struttura Pierantonio Cerini; il direttore dei lavori e presidente dell'Ordine degli Ingegneri di Ferrara Franco Mantero; il costruttore Simonello Marchesini e in collaudatore dell'opera, Mauro Monti, dirigente della Provincia di Ferrara. Nessuno ha chiesto riti alternativi.

Secondo la procura le travi della copertura del capannone sarebbero cadute perché non adeguatamente fissate ai piloni di sostegno. Il consulente dell’accusa in particolare ha rilevato che tra il pilone e le travi c’erano perni di fissaggio non imbullonati, e che quindi non ancoravano la trave al pilone. L’assenza di questo ancoraggio, sempre secondo la consulenza di parte, avrebbe fatto sfilare i perni una volta sottoposti alle sollecitazioni del sisma: una scossa di magnitudo 5.9 che alle 4.04 del 20 maggio 2012 portò morte e distruzione, non solo a Stellata. Altri tre operai morirono nei crolli alla Tecopress di Dosso e alla Ceramica Sant’Agostino.(a.m.)