«Doping, Ferrari sapeva»
Le dichiarazioni giurate di Lance Armstrong. L’avvocato del medico: inutilizzabili
Questa volta il nome di Michele Ferrari l’ha fatto direttamente Lance Armstrong, ex campione di ciclismo noto in tutto il mondo poi ‘decaduto’ a causa della confidenza pubblicamente ammessa (ma vietata nello sport) con la pratica del doping. L’atleta l’ha scritto in una deposizione giurata, come riportato dal quotidiano statunitense Usa Today, che gli era stata richiesta dalla compagnia di assicurazione Acceptance Insurance, promotrice nei suoi confronti di una causa civile. La società gli chiedeva il risarcimento di 3 milioni di dollari versati dopo le vittorie conseguite al Tour de France tra il 1999 e il 2001 e in seguito ‘depennate’ dall’albo assieme ad altri titoli sportivi come sanzione per la pratica del doping.
Proprio una delle domande poste dalla controparte processuale chiedeva di indicare chi sapeva o era coinvolto nell’uso di sostanze che miglioravano le performance dell’atleta Usa. Lui aveva citato quattro nomi: quelli dei medici Pedro Celaya, Luis Garcia del Moral e Michele Ferrari oltre all’ex preparatore atletico Pepi Marti. Il documento scritto risale al novembre 2013, ma - come precisato da Usa Today - solo mercoledì scorso è stato possibile accedere ai files ‘giurati’ nell’ambito della richiesta di produzione di documenti che vede Armstrong coinvolto in un altro procedimento giudiziario. Ferrari, che per Armstrong era il “dottor Mito”, ha sempre smentito di avere avuto un qualche ruolo o responsabilità nella vicenda. Armstrong, come si legge nell’articolo di Usa Today, avrebbe precisato in un’altra risposta scritta che era lui stesso a gestire in proprio l’uso delle sostanze, ma in alcune occasioni la supervisione di questo aspetto della preparazione era dei dottori Celaya, del Moral o di Ferrari. Affermazioni che ieri, dalle pagine di alcuni quotidiani nazionali, sono rimbalzate in Italia, dove Ferrari è indagato per associazione a delinquere finalizzata al traffico e all’utilizzo di sostanze dopanti, riciclaggio, evasione fiscale e contrabbando. L’inchiesta preliminare è ormai agli sgoccioli (una settantina gli indagati), ma le notizie giunte dagli Usa hanno sollevato qualche interrogativo sul possibile utilizzo delle dichiarazioni rese da Armstrong all’interno del procedimento in corso a Padova. Ieri l’avvocato di Ferrari, Dario Bolognesi, era impegnato a Chieti nel processo per la discarica di Bussi. Alla ‘Nuova’ ha spiegato di non conoscere «la testimonianza di Armstrong, ma la sede in cui sarebbe stata eventualmente rilasciata non consente il suo utilizzo nel procedimento penale pendente a Padova nei confronti del mio assistito».