La Nuova Ferrara

Ferrara

L’ipotesi degli esperti: scosse innescate dall’attività estrattiva

L’ipotesi degli esperti: scosse innescate dall’attività estrattiva

Secondo la rivista Science il report della commissione regionale chiama in causa i pozzi petroliferi Il Comune: la Regione non ci ha detto nulla, è una mancanza. Indagini della Procura di Modena
La rivista Science anticipa il rapporto Ichese
Gabrielli: pubblicazione integrale Martedì Commissione Ichese in consiglio regionale Giovanardi: il progetto di Rivara estraneo Favia: la Regione ha insabbiato Mise: esperti al lavoro fin da febbraio

4 MINUTI DI LETTURA





Le prime notizie della commissione Ichese, gli esperti messi al lavoro dalla Regione per scoprire i rapporti tra attività estrattiva e terremoto 2012, arrivano... dall’America. È stata la rivista di divulgazione scientifica Science, infatti, a pubblicare ieri un articolo di una pagina nel quale vengono sintetizzate le conclusioni della commissione, insediata addirittura a fine 2012 e datate, scrive il giornalista scientifico Edwin Cartlidge, febbraio 2014. Il contenuto ha un impatto enorme, in particolare è significativo un passaggio: «I cambiamenti di tensione e pressione all’interno della crosta terrestre che risultano dall’estrazione di petrolio e dall’iniezione di fluidi per accrescere il flusso di petrolio, quasi certamente non dovrebbero essere stati sufficienti da soli ad indurre un terremoto importante, spiegano gli esperti (i membri della commissione, ndr). Ma è possibile che la faglia coinvolta nella scossa del 20 maggio fosse vicina al breaking point, e che le mutazioni nella crosta indotte dall’uomo, sebbene estremamente piccole, fossero sufficienti a “innescare” il terremoto. Quella scossa potrebbe a sua volta aver innescato l’evento del 29 maggio attraverso un ulteriore stress da alterazione della crosta». Le estrazioni cui si riferisce la commissione Ichese non hanno a che fare con il famoso sito di stoccaggio di Rivara, che anzi esce del tutto “pulito” dall’indagine degli esperti. Si tratta, invece, di un piccolo sito di estrazione del Modonese, del quale si è sentito parlare pochissimo nel dopo-terremoto: Cavone Oil field, di proprietà di Gas Plus, nella zona di San Possidonio, con una ventina di pozzi non tutti attivi e una produzione dichiarata di 500 barili di petrolio al giorno.

Gli elementi che inducono gli esperti a non escludere, appunto, la connessione tra scosse e questo tipo di attività, sono di due ordini. Il primo è la possibile «correlazione tra produzione incrementata dal sito Cavone con inizio nell’aprile del 2011, e la sismicità aumentata nell’area prima del 20 maggio 2012». L’altro elemento è rappresentato dai precedenti, cioè terremoti capitati negli Stati Uniti, a Denver nel 1967 e in Oklahoma nel 2011, di magnitudo 5, attribuiti il primo ai prodotti chimici pompati nel sottosuolo e il secondo a pompaggio d’acqua. Lo studio Ichese avverte anche che questo link tra attività estrattiva e scosse «dovrebbe ora essere sostenuto da un modello fisico che incorpori “le dinamiche dei fluidi nel serbatoio e nelle rocce circostanti”».

Fin qui, appunto, la sintesi fatta da Science delle conclusioni della commissione. La rivista americana riporta anche il parere di un altro esperto, che ha preferito rimanere anonimo, che cita «diversi fattori» che portano ad una conclusione diversa: l’assenza di piccole scosse indotte direttamente dalla produzione di petrolio, la distanza significativa tra campo petrolifero ed epicentro del 20 maggio (una ventina di chilometri), e la modesta produzione dell’impianto, appunto 500 barili al giorno. Un altro esperto intervistato, Geoffrey Abers della Columbia university, sostiene peraltro che non sono fattori decisivi. Insomma, il quadro che esce da questo approfondimento è ancora molto confuso. Se l’anticipazione di Science è corretta, tuttavia, per la prima volta un’indagine commissionata a livello istituzionale riporta sia pure in forma dubitativa la connessione tra attività umane e il terremoto che ha devastato la Bassa Modenese e l’Alto Ferrararese, con conseguenze imprevedibili sotto vari profili. Lo dimostra il diluvio di dichiarazioni di politici e istituzioni, compreso il ministero delle attività produttive, e l’immediata attivazione della Procura di Modena. Vito Zincani, il procuratore capo, ha subito annunciato l’integrazione del fascicolo già aperto sul sisma con un capo d’imputazione, abuso d’ufficio a carico d’ignoti per le procedure seguite. «Si tratta di un’ ipotesi molto labile e ancora tutta da verificare - ha precisato il procuratore modenese - ma su cui comunque lavoriamo». Zincani ha chiesto tutti gli atti alla Regione, che dovrebbe trasmettere in tempi rapidi le relazioni.

Al di là degli elementi di merito, è sicuramente fonte d’imbarazzo per la Regione il fatto che sia stato tenuto nei cassetti per così tanto tempo, e venga ora fuori attraverso l’articolo di una rivista americana. «Non sapevamo nulla, venirne a conoscenza in questo modo è fonte di sorpresa e rappresenta una mancanza nei confronti nostri e di tutti coloro che attendevano risposte» è il primo commento di Rossella Zadro, assessore all’Ambiente, che ieri ha parlato a lungo con il direttore regionale all’Ambiente, Giuseppe Bortone: non con l’assessore Gian Carlo Muzzarelli, impegnato nella campagna elettorale a sindaco di Modena. La giunta regionale ha annunciato una comunicazione all’assemblea regionale di martedì, e il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, ha promesso che ci sarà la pubblicazione integrale.

Stefano Ciervo

©RIPRODUZIONE RISERVATA