Sono allarmanti i dati sulle ore passate in rete e uso degli smartphone
Save the Children, la più grande organizzazione internazionale indipendente per la salvaguardia e promozione dei diritti dei bambini, negli ultimi anni ha prestato grande attenzione al mondo dei...
Save the Children, la più grande organizzazione internazionale indipendente per la salvaguardia e promozione dei diritti dei bambini, negli ultimi anni ha prestato grande attenzione al mondo dei nuovi media in rapporto ai più piccoli e questo interesse si è concretizzato particolarmente attraverso alcune indagini. Nel 2013, in seguito a diversi avvenimenti di enorme impatto mediatico, è stata promossa una ricerca nell’ambito delle nuove tecnologie come strumento di pressione/aggressione/molestie all’interno del gruppo dei pari. Ipsos ha svolto l’indagine in Italia su un campione di oltre 800 tra ragazzi e ragazze di età compresa tra 12 e 17 anni provenienti da diverse zone del Paese e i dati presentano risultati quantomeno impressionanti, soprattutto se confrontati con quelli di due anni prima: mentre si attestano più o meno costanti i risultati sulle tecnologie per così dire tradizionali (pc, fotocamere e lettori mp3) si assiste ad un’impennata dei dati dell’uso di smartphone: dal 35% al 71%.
I numeri parlano chiaro, ma iniziano ad urlare se si pensa che l’uso di uno smartphone comporta un accesso diretto, e soprattutto costante, alla rete e ai social network che ormai hanno assunto ruolo fondamentale nella vita dei ragazzi tanto che il 74% dichiara di aggiornare il proprio profilo social praticamente ogni giorno contro il 34% dell’indagine precedente. L’uso spasmodico di questi nuovi mezzi ha portato ad una circolazione sempre maggiore di messaggi e immagini a sfondo sessuale e ad un aumento dei casi di bullismo perpetrati in modo sempre più subdolo, tramite l’uso delle piattaforme di comunicazione. Sono gli stessi ragazzi a rendersi conto della forza distruttiva di queste forme di aggressione: l’83% di loro sostiene che rendono situazioni già spiacevoli e deprecabili ancora più dolorose per chi le subisce dal momento che possono avvenire in qualsiasi momento del giorno e della notte, bombardando la vittima con messaggi anonimi e diffondendo i suoi dati personali, magari distorti, in rete.
Il fenomeno affonda le radici tra i banchi di scuola o nei luoghi di aggregazione e nasce per motivi che possono essere forma fisica, rendimento scolastico o capacità di socializzare. In sostanza il bullismo viene percepito come la minaccia più vicina e pericolosa dal 72% dei ragazzi (solo nel 2011 era il 59%) e l’81% di essi sostiene che abbia un ruolo fondamentale nei casi di gesti estremi tra di loro. E quindi, si capisce, è giunto il momento di fare qualcosa...
(testo in collaborazione
con Luca Zanetti)