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«Fu così che Ferrara trasformò Lucrezia Borgia»

di STEFANO SCANSANI
«Fu così che Ferrara trasformò Lucrezia Borgia»

Sgualdrina, avvelenatrice, capace di utilizzare il piacere per il potere? Il Nobel Dario Fo racconta alla Nuova: sono arrivato alla conclusione che tutto quanto è stato inventato

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Parola del Premio Nobel per la Letteratura Dario Fo: "Lucrezia Borgia sgualdrina d'alto rango, avvelenatrice, datrice di piacere per il potere? Sono arrivato alla conclusione che è stato tutto quanto inventato". Fo sulla duchessa di Ferrara ha scritto un libro (La figlia del Papa) ed ha pronta la riduzione teatrale alla sua maniera travolgente. Nell'intervista alla Nuova racconta la sua esperienza da romanziere e propone a Ferrara una mostra delle illustrazioni che puntuali portano la sua firma.

Ce lo immaginiamo nel cortile del Castello Estense a raccontare Lucrezia Borgia secondo lui e alla sua maniera. Le sue illustrazioni esposte e proiettate in un palazzo storico. E un gran pubblico.

Per ora ci accontentiamo di intercettarlo nella sua casa milanese sulla scia del lancio del romanzo storico d'esordio, edito da Chiarelettere.

Da che cosa è stato folgorato: dalla donna fatale, dalla luce del rinascimento, dagli intrighi, dalla modernità di quella vita femminile da antagonista?

"Io in verità sono rimasto indignato per come è stata rielaborata e trattata Lucrezia Borgia nel tempo, per come è stata interpretata la sua esistenza. Ad esempio moltissimi registi, anche bravi, abili e di gusto, hanno infilato questo personaggio nel solito ciarpame triviale della sessualità erotico-scandalistica".

Lei ha ribaltato il pensiero comune. Infatti il suo romanzo fornisce più una restituzione che una ricostruzione storica.

"Lucrezia ci è consegnata dagli stereotipi letterari e cinematografici come la donna che ti avvelena facilmente con una tazzina di caffè. Lucrezia che è amante in ogni momento. Lucrezia che addirittura collabora per assassinare i mariti o gli amanti.

Alla fine la storia ci ha consegnato una Lucrezia che è una sgualdrina di alto rango. E basta. Ma non fu così".

Attraverso un approfondimento storico, biografico?

"Sì, ho subito capito dal linguaggio qual era invece l'intento intellettuale e politico di Lucrezia Borgia.

Ho studiato i documenti, le lettere, ho compiuto ricerche. E sono arrivato alla conclusione che tutto quanto è stato inventato. Tutto era improntato a far emergere una donna di grande erotismo spietato che utilizzava il piacere per il potere. Ma lei era diversa".

Ecco il puntuale e imprevedibile Dario Fo che prende la storia e la riordina con tutta la sua umanità. È vero?

"Di fronte mi sono ritrovato una donna di grande erotismo, ma non spietato, non costruttrice di trappole. Lei è stata un'altra".

Figlia di Papa, madre, moglie e donna di coraggio?

"Sono un fanatico della storia del Quattro, del Cinque e del Seicento.

Le mie conoscenze mi hanno permesso di confermare che lei, Lucrezia Borgia anche sposa di Alfonso I d'Este, fu una grande appassionata di arte, di musica, di architettura, cose che io non sapevo.

È stata una donna che ha dimostrato coraggio, slancio straordinario e dignità altissima, che affronta la condizione in cui si trova, il suo tempo, e addirittura arriva allo scontro con suo padre Papa Alessandro VI".

Generata da un pontefice, ma alla fine decisamente mistica.

" Lasciò tutto. Si chiuse addirittura in un convento riuscendo a fuggire comunque dalla Chiesa corrotta per dedicarsi alla gente che aveva veramente un bisogno disperato.

Lo fece non soltanto per una strategia d'immagine, per essere guardata ed ammirata dal mondo, ma con l'atteggiamento e la convinzione di chi studia la società che gli viene incontro in un determinato contesto economico e civile. Riuscì ad avere questa visione grazie allo studio: fu una donna colta che lesse testi, incontrò e discusse con grandi poeti, grandi scrittori, scienziati. Mi ha colpito il modo nel quale Lucrezia impostò la sua vita".

L'Italia dei Borgia e degli Estensi e quella di oggi. Lucrezia e il mondo nostro. Quali attinenze e analogie trova?

"Sono rimasto stupito dalla storia che mi sono trovato davanti. E se ti metti in una collocazione obiettiva rispetto a quello che è avvenuto scopri che ci sono riferimenti molto evidenti alla nostra vita.

Quando studi, approfondisci, confronti, puoi renderti conto che nel passato ci sono forti riferimenti alla nostra vita corrente, contemporanea, quotidiana. Mi piace riprendere il vecchio paradosso di un mio professore che diceva che gli antichi ci copiano sempre.

Mi spiego: visto quello che è successo sembra quasi che siano loro, i nostro predecessori, a prendere ispirazione da noi anziché noi contemporanei a replicare la storia".

Non le piacerebbe portare questa testimonianza e presentare il romanzo e la sua riduzione teatrale a Ferrara? Cioè riportare l'autentica Lucrezia a casa sua?

"Certo, l'ho già proposto. Ferrara è fondamentale. La metamorfosi, l'evoluzione di questa donna è avvenuta quasi completamente a Ferrara. Questa vostra città - e non so se tutti i suoi abitanti lo sanno - ha dimostrato di avere livelli altissimi di conoscenza sull'arte, l'invenzione, il teatro, la letteratura, la musica e la scienza. Straordinaria la sua università dove si sono formati i più rivoluzionari ricercatori e importanti scienziati di tutto il Quattro e il Cinquecento".

Attende un invito nell'ultima patria della duchessa, cioè Ferrara?

"Sì, io voglio venire lì e recitare. Inoltre, siccome ho dipinto tantissime cose, anche grandi sulla cultura di quel tempo, a Ferrara soprattutto, vorrei fare una mostra che è il l racconto grafico e pittorico della storia di Lucrezia".

Stefano Scansani

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