PopVicenza-Carife inizia dalle filiali di Roma e Forlì
Passano alla Popolare sedici sportelli e settanta addetti, oggi trattativa sindacale I funzionari vicentini studiano il dossier dell’intera banca: nodo C&P da sciogliere
I percorsi di Carife e Banca Popolare di Vicenza s’incrociano per la prima volta ma è probabile che non sarà l’ultima. Questa mattina a Vicenza è in programma il primo incontro sindacale per il passaggio di una settantina di dipendenti delle filiali Carife di Roma, Cesena e Forlì alla banca veneta, a partire da giugno, attraverso la cessione di due distinti rami d’azienda. Si tratta di un’operazione della quale si parla da tempo, importante soprattutto per la cassa ferrarese che in accordo con il piano industriale impostato dai commissari Bruno Inzitari e Giovanni Capitanio, sta riducendo il perimetro territoriale della sua presenza e alleggerendosi di personale e asset. I vicentini, dal canto loro, perseguono una strategia espansiva in accordo con le ambizioni del presidente Giovanni Zonin e le disponibilità del loro bilancio. Ecco perché, quando i funzionari di Popvicenza hanno iniziato nella sede di Carife a chiedere informazioni sulla situazione dell’intera banca, e non solo delle 16 filiali interessate alla compravendita, in pochi si sono stupiti. L’interessamento sembra piuttosto concreto, anche se al momento a Vicenza si parla ufficialmente della sola acquisizione della Banca popolare dell’Etruria e del Lazio, con la quale è stato firmato, il 12 aprile, un accordo per «una fase di approfondimento congiunto in relazione a struttura, modalità e condizioni della possibile integrazione».
La pista Popvicenza è al momento la più calda, al di là del riserbo totale dei commissari. L’ostacolo più alto sulla strada della cessione di una quota significativa della banca, prima ancora del prezzo o della trattativa con la Fondazione, sta nel peso di Commercio e Finanza all’interno del gruppo. La società di leasing napoletana, sottoposta di recente ad ispezione da parte di Bankitalia, per dimensioni e redditività incide in maniera negativa sui bilanci Carife, che sta cercando di venderla: impresa non facile, anche se potrebbe entrare in campo quella stessa Bankitalia che una decina di anni fa “spinse” i ferraresi a prendersi in carico C&F dal Banco di Napoli. Che qualcosa si stia muovendo da questo punto di vista è un’ipotesi plausibile, poiché i bancari napoletani che secondo l’accordo di novembre dovevano venire a dare una mano ai ferraresi, ancora non si sono spostati. E una ventina di “rinforzi” sarebbero molto utili.(s.c.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA