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«Abbandonati e presi in giro dopo il sisma»

«Abbandonati e presi in giro dopo il sisma»

Vignoli, portavoce del comitato residenti Map, urla la sua rabbia contro la politica

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CENTO. C'è sgomento, ma non meraviglia, tra le famiglie che hanno perso la casa a causa del sisma e che da oltre un anno abitano nei moduli abitativi temporanei del Centese. E nel leggere quanto riportato dalla rivista americana Science in merito alle conclusioni del report della Commissione Ichese si dicono «allibite, ma certamente non sorprese». A riferire lo stato d'animo nei quartieri Map del Centese è il portavoce del comitato residenti Map Massimo Vignola: «Emerge quindi che 'non si può escludere' che gli eventi sismici del 20 e 29 maggio 2012 che ci ha strappato le nostre abitazioni, potrebbero essere stati indotti dall'attività dell'uomo, innescati forse dalle estrazioni di petrolio in località Cavone di San Possidonio nel Modenese». Del resto, quello che ha profondamente ferito i territori Ferrarese, Modenese, Bolognese, Mantovano e in parte il Rodigino, nel maggio 2012, è per Vignola «un sisma più volte annunciato. Diversi i segnali inascoltati in un territorio da sempre ritenuto dai geologi altamente sismico. Ma la politica, come sempre, non ha voluto ascoltare. E per questo ci sentiamo ancor più abbandonati e presi in giro».

A colpire maggiormente il portavoce del Comitato e i residenti Map è il silenzio assordante da parte della Regione Emilia-Romagna: «Dopo oltre un anno di vita trascorso nei moduli, dove sono aumentati i problemi respiratori e di artrosi cervicale per il necessario e continuativo utilizzo di pompe di condizionamento, il consumo di antidepressivi, per noi è inaccettabile anche solamente ipotizzare che i politici a livello sia regionale che nazionale, pur sapendo da almeno un mese dell'esito, ne abbiano ritardato la pubblicazione per non dover assumersi responsabilità. Se fosse vero, sarebbe gravissimo. L'ennesima riprova che la politica continua ad essere lontana dalla vita della gente. E il terremoto e la sua gestione, ne sono un esempio, in particolare nel Ferrarese».

Tra pratiche infinite e costose, contributi non erogati, case ormai lontane da qualsiasi ipotesi di recupero, Vignola parla di una difficile situazione post sisma: «La ricostruzione nell'ambito del privato è ancora in alto mare, la burocrazia è esasperante, e la gente più colpita è ormai incapace di far fronte alle difficoltà, giorno dopo giorno sempre più insormontabili. Il terremoto non ha fatto solamente vittime, ma ci sono tantissime persone che hanno perso la propria identità».

E mentre stare nei Map significa «continuare a vivere nell'emergenza, la ricostruzione della casa, da sempre bene sociale e storico del territorio, viene messa dagli enti all'ultimo posto». Vignola riferisce poi alcuni dati: «Dei 6 miliardi di euro per la ricostruzione post sisma, ad oggi (sommando i dati relativi ai contributi erogati con le cambiali Errani) sono stati destinati circa 300 milioni. In più, una percentuale che va dal 30 al 50% delle famiglie con case inagibili hanno deciso di non presentare richiesta per i contributi (Mude). C'è chi ha provveduto da sé, senza mettere in sicurezza, e chi ha deciso, per mancanza di soldi a disposizione, di non recuperare la propria casa. Indifferente a tutto questo, la politica continua a governare annunciando che tutto va bene e prendendo decisioni a dispetto dei cittadini. Non è affatto vero che tutto va bene». Un urlo forte lanciato da chi abita nei Map per far presente che a distanza di quasi due anni i problemi continuano ad esistere e non sono affatto cessati. Per i residenti nei Map il ritorno alla normalità è ancora molto lontano.

Beatrice Barberini

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