Cmr, bancarotta e sperperi per 12 indagati
Inchiesta chiusa dopo 3 anni: sott’accusa i dirigenti Caravita, Capisani e Camilletti. E altri 9 imprenditori tra Ravenna e Ferrara
E’ un crac piccolo così, da appena 40 milioni di euro: nulla se confrontato alla ‘sorella maggiore’, la grande Coopcostruttori che delle cooperative ‘rosse’ della nostra provincia e in Italia era la numero 1. Il crac della Cmr, cooperativa muratori riuniti, di Filo d’Argenta, è piccolo piccolo, ma mette in luce - ora con il deposito delle carte giudiziarie da parte della procura - il grande sperpero operato dal 2008 al 2011 da parte dei massimi dirigenti e il loro affanno per cercare di salvare il salvabile, inutilmente.
I numeri: i numeri del crac Cmr, dal punto di vista penale, sono assolutamente ridotti: 12 indagati, 21 capi di imputazione, solo tre anni di indagine, 40 milioni di euro contestati (sommati tra le varie accuse elencate nell’atto giudiziario) mentre il crac conteggiato allo stato passivo vedeva un buco di 100 milioni di euro suddivisi in oltre 300 creditori previlegiati, dipendenti e fornitori.
Bancarotta fraudolenta per distrazione, dissipazione e preferenziale sono i massimi capi d’accusa contestati dalla procura (che non ne ha dato notizia, poichè queste informazioni sono apprese da fonti esterne) a 12 persone, a vario titolo.
Indagine chiusa. Il pm Nicola Proto ha infatti chiuso l’inchiesta e notificato alle parti (i 12 indagati e i rispettivi legali) l’atto di fine indagine che prelude, di fatto, alla richiesta di rinvio a giudizio. Una inchiesta durata oltre 3 anni, dalla dichiarazione di fallimento della Cmr, avvenuta il 14 aprile 2011, su ordine del tribunale fallimentare di Ferrara che bocciò, sonoramente, e senza se e senza ma, la richiesta di concordato preventivo.
I principali indagati erano già conosciuti (confermati): il direttore generale Pier Bruno Caravita, il presidente del cda Giorgio Camilletti e Lauro Capisani, il vicepresidente cda, ora sotto accusa per bancarotta fraudolenta con tutti gli aggettivi che abbiamo imparato a conoscere grazie alla ‘sorella maggiore’ Coopcostruttori: distrattiva (avere fatto uscire capitali dalla Cmr), dissipativa (aver venduto e svenduto il patrimonio) e preferenziale (per aver favorito creditori nel momento del dissesto).
Imprenditori ‘complici’. Ai tre massimi dirigenti si sommano 4 persone che hanno - secondo l’ipotesi accusatoria - concorso nella bancarotta, acquisendo beni e quote dalla Cmr, in una sorta di svendita di fine stagione: sono Paolo Conforti, presidente Gruppo Nettuno; Carlo Fossati in qualità di prestanome nelle operazioni di Paolo Conforti; Maria Giulia Scozzoli, rappresentante legale della società Marina Estate; Gianni Fabbri, presidente cda di Ecis coop, in affari con la Cmr di Caravita per la costruzione di un maxi albergo Holiday Inn.
Indagati ’minori’. Poi i cosiddetti indagati ‘minori’: sono 5 imprenditori che consapevoli delle difficoltà di Cmr - sempre secondo l’accusa, portata avanti da procura e finanza - accettarono di essere favoriti nel pagamento di crediti che vantavano verso Cmr (da qui la contestazione della bancarotta preferenziale). Sono Piero Cecchini, riminese, responsabile amministrativo di Idrotermica e legale rappresentante di Estate Immobiliare; Romolo Rago, ravennate, rappresentante legale di Edilglobo; Sabato Nocerino, amministratore di Vega coop; Natalina Perri, rappresentante legale di Nuova Edil, e infine il ravennate Attilio Gardelli, di Generali Investimenti. Tutti coinvolti questi ultimi in operazioni affannose da parte di Capisani e Caravita nel compensare i propri debiti verso di loro, con la cessione di beni patrimoniali fatti uscire, appunto dalle proprietà della coop di Filo d’Argenta.
In vacanza coi soldi Cmr. Tra i tanti reati fallimentari, molto tecnici nella loro articolazione, uno anche curioso contestato a Giorgio Camilletti per aver distratto 8.897, 48 euro per andare in vacanza in montagna con i soldi della Cmr: in due occasioni, nel gennaio 2009 e l’anno dopo, pagò la cifra per due soggiorni invernali, per se stesso e alcuni ospiti, con carta di credito aziendale, per fini estranei all’attività Cmr, scrivono gli inquirenti.
Capisani, accuse record. Le accuse maggiori, dicevamo sono addebitate, ovviamente, ai massimi dirigenti, Caravita e Capisani. I capi di imputazione più importanti, per la dissipazione economica, sono contestati a Caravita: 8 i capi di imputazione a suo carico. In realtà, il record di accuse va a Capisani (16 capi nell’atto d’accusa) mentre Camilletti (a parte lo scivolone della carta di credito usata per fini personali) deve rispondere solo di 2 capi d’imputazione. Ora tutti potranno presentare memoria o farsi interrogare. Poi la procura deciderà, processo o altro.