La Nuova Ferrara

Ferrara

L’amore trionfa nello “Swan Lake” di Masilo

L’amore trionfa nello “Swan Lake” di Masilo

Standing ovation del pubblico per il balletto che ha chiuso la stagione di danza al teatro Abbado

19 aprile 2014
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Palcoscenico spoglio, fondale e tappetino chiari, sono le luci a fare la scenografia. Si svolge in questo ambiente vestito solo di luci che cambiano, bianco, rosso, arancione, azzurro, il balletto “Swan Lake” della coreografa sudafricana Dada Masilo, ultimo spettacolo del cartellone di danza 2013/2014 del teatro Abbado. Comincia con un pezzo d’assieme dove, sulla musica rielaborata del “Lago dei cigni” di Chajkovskij, i sei ballerini e le sei ballerine offrono un saggio che ha molto il sapore della danza classica. A un certo punto entra la narratrice con il compito di spiegare quello che sta succedendo, in lingua inglese; il pubblico non anglofono poteva usufruire di un foglio in italiano, con la traduzione, consegnato all'ingresso del teatro; il lungo prologo della narratrice non è un assolo, perché ballerini e ballerine in scena sottolineano i passaggi del racconto con gestualità contemporanea, etnica e se vogliamo, tribale. Qual è lo sviluppo della storia? Semplice, nel “Lago dei cigni” classico il principe Siegfried ama la principessa - il cigno bianco - e viene traviato da altra femmina - il cigno nero - che simboleggia non l’amore angelico ma quello passionale, intrigante, morboso. Nello Swan Lake della Masilo il cigno nero è un maschio e l’attrazione di Siegfried è omosessuale. Tutto questo viene spiegato dalla narratrice, così come viene via via detto il significato della pantomima che le donne del villaggio inscenano per dire a Siegfried che quell’amore omosessuale non va proprio bene, che deve ritornare al cigno bianco e sposare una donna, non accoppiarsi con un altro uomo. Questa trama consente alla coreografa di inserire altre tre figure che danzano o fanno pantomima: la narratrice, il suo partner e un ballerino, che si aggiungono ai 12 danzatori e danzatrici iniziali. La più seducente di queste figure è proprio il cigno nero, corpo atletico e stupendo; il cigno nero danza sulle punte, armonioso e femmineo, ed è l'unico ad indossare le scarpette, mentre tutti gli altri danzano a piedi nudi. La musica transita da Chajkovskij a Steve Reich a René Avenant e ritorna a Chajkovskij e su questa colonna sonora vengono eseguiti quasi tutti pezzi d’assieme che mischiano gestualità e posture classiche con passi, urla e ritmi di sapore tribale, ma non solo: nei pezzi d’assieme la Masilo strizza l’occhio al musical di Broadway con citazioni coreutiche che hanno inconfondibilmente quell’ascendenza. Il lirismo, la poesia del classico, la delicatezza, il sogno, sono affidati invece alla musica di Camille Saint-Saëns (La morte del cigno) e ad Arvo Pärt, quando danza il cigno nero insieme o di fronte al principe: qui la coreografia diventa delicata, un omaggio alla purezza dell’amore, di qualsiasi natura esso sia. Spettacolo bello e intrigante, danzatori eccellenti, trionfo di pubblico.

Athos Tromboni