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Ferrara omaggia il poeta Alberto Cappi

Disegni e versi dell’artista mantovano in parete a Casa Ariosto

Disegni e versi dell’artista mantovano in parete a Casa Ariosto

“…La città / ha un fuoco: la ferita nel silenzio delle mura”, scriveva Alberto Cappi ignaro che, qualche anno dopo la sua scomparsa, quei versi sarebbero stati letti proprio dentro Ferrara. Nel...

20 aprile 2014
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“…La città / ha un fuoco: la ferita nel silenzio delle mura”, scriveva Alberto Cappi ignaro che, qualche anno dopo la sua scomparsa, quei versi sarebbero stati letti proprio dentro Ferrara. Nel giorno in cui le campane legate non possono rintoccare, per la rassegna “I Poeti dei poeti”, il mantovano è stato omaggiato da Angelo Andreotti e Marco Munaro, che a Casa di Ludovico Ariosto hanno presentato la raccolta postuma “Bordertime” (Il Ponte del Sale, 2010), accompagnata dall'esposizione dei disegni annacquati di Vanni Cantà, contenuti nel volume. “Bordertime”, intitolata da Cappi stesso, conta trenta poesie in fila sul bordo della fine e da poeta a poeta fu affidata all’amico Munaro nell’agosto del ’08, mentre sopraggiungeva la notte senza alba della malattia. Versi di provincia in provincia per non dimenticarlo, che generano incontri impensati e tenere condivisioni, come piaceva ad Alberto nella sua Mantova. «Cappi si mise alla giusta distanza, fuori dal tempo - ha cominciato Andreotti - fuori dal battito dell'orologio al polso e dal pulsare biologico nelle vene», si mise in ascolto di una parola circondata dai silenzi, nel momento maturo per richiamare a sé il passato, che da intimo si fece condiviso.

“…Saremo ombre / sulla riva del canale che la città / divide, fronde dell'albero caduto e / muto niente”, cantò del Mincio al tramonto: «Si percepisce forte il senso della morte - ha concluso Munaro commosso - e la dimensione sacra qui si accende ulteriormente; per quanto fosse disincantato di fronte alle crudeltà, Alberto non smise mai di alimentare la fiducia riposta negli altri». D'altronde, fu Cappi a sussurrare assoluto tra parentesi: «(Sapete? La poesia non cela: rivela)».

Matteo Bianchi