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SE IL PAPA SUSSURRA ANCHE AI FERRARESI

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SE IL PAPA SUSSURRA ANCHE AI FERRARESI

Per nutrire speranze ci aiutano le parole pronunciate venerdì da Papa Francesco, la sferzata del suo predicatore Raniero Cantalamessa, dal commento alla Via Crusis al Colosseo dettate dal religioso...

20 aprile 2014
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Per nutrire speranze ci aiutano le parole pronunciate venerdì da Papa Francesco, la sferzata del suo predicatore Raniero Cantalamessa, dal commento alla Via Crusis al Colosseo dettate dal religioso anti-mafia Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo di Campobasso. In occasioni e per ruoli diversi, ma insieme, hanno detto parole sante. Bergoglio ha sussurrato (quando sussurra infligge botte epocali): «Nella Croce vediamo la mostruosità dell'uomo quando si lascia guidare dal male e dal peccato, tutte le ingiustizie perpetuate da ogni Caino, la vanità dei potenti e l’arroganza dei falsi amici, ma vediamo anche l’immensità della misericordia di Dio… Dio è irrevocabilmente dalla parte delle vittime».

Ci ha pensato Bregantini, stimmatino di origine trentina, a traslare il richiamo del Papa sui mali del presente: violenza sui deboli, i piccoli, le donne, la corruzione, la droga, l’avvelenamento e lo sfruttamento dell'ambiente, il lavoro che non c'è, le delusione dei giovani. Nella sua predicazione ai cardinali e al Pontefice (la Chiesa ecclesiastica) il cappuccino Cantalamessa ha picchiato duro. Io, che l'ho ascoltato in auto attraverso la radio, mi son detto "ecco il frate che tira in ballo il diavolo-spauracchio come ai tempi del mio favolistico e ansiogeno catechismo pre-conciliare".

Mi sono ricreduto. «Giuda cominciò con sottrarre qualche denaro dalla cassa comune. Dice niente questo a certi amministratori del denaro pubblico?». Ecco come l'epico combattimento di San Giorgio contro il Male (spedito fuori dal moderno elenco dei santi) diventa reale, d’oggigiorno. Altro fendente di Cantalamessa: «Ma senza pensare a questi modi criminali di accumulare denaro, non è già scandaloso che alcuni percepiscano stipendi e pensioni cento volte superiori di quelli di chi lavora alle loro dipendenze e che alzino al voce appena si profila l’eventualità di dover rinunciare a qualcosa, in vista di una maggiore giustizia sociale?». Stavolta la voce della Chiesa si è espressa nella lingua che capiamo, non teologica, non sapienziale. Il grido, che in verità il Papa sussurra, è concomitante e coincidente con la "discussione del potere temporale", cioè quella in corso in politica sui tagli, i manager pascià, gli stipendi d'ingrasso dei super-dirigenti, i privilegi delle caste, la corruzione che non finisce mai, l'attaccamento all'anti-Dio, che è «la radice di tutti i mali». Denaro. «Il dio denaro si incarica di punire lui stesso i suoi adoratori».

L'altro giorno, il venerdì santo, con le sue campane mute, il violaceum dei paramenti, e l'eco dello Stabat Mater, è stato un crudo giorno degli uomini. Credenti e no. Sembra passato un secolo da quando le loro eminenze reverendissime il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone e il presidente della Conferenza Episcopale Italiana Angelo Bagnasco partecipavano cordialmente ai tavoli con i rappresentanti del governo italiano, nella piena stagione berlusconiana già punteggiata e premuta dai vari e troppi processi al capo.

Un secolo, da quando si riteneva che la Chiesa fosse in fondo in fondo indulgente in quanto incline per vocazione al perdono, ma anche al computo dell'Ici. Finalmente quello recente è stato un santo venerdì santo, che ha inchiodato anche gli uomini semplici e di comando alle loro croci.

E dovrebbe convincere certi preti che l'evocazione del pontefice regnante Bergoglio non è solamente un riempitivo obbligato nel canone romano, dopo il sacrificio eucaristico in favore della Chiesa militante: Noi Te l'offriamo anzitutto per la Tua Chiesa santa e cattolica, perché Tu le dia pace e la protegga, la raccolga nell'unità e la governi su tutta la terra, con il Tuo servo il nostro Papa N., il nostro vescovo N….

Tanto discorso cala anche nella nostra terra e dentro le nostre comunità con la speranza di oggi, la Pasqua, e ancor di più chiamando in causa la simbologia di San Giorgio che infila la lama nella radice di tutti i mali. Spingiamola fino in fondo. Auguri ferraresi. Forza Francesco.

Stefano Scansani

s.scansani@lanuovaferrara.it

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