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«La Liberazione fu una festa E noi la facciamo rivivere»

di Marcello Pradarelli
«La Liberazione fu una festa E noi la facciamo rivivere»

Intervista al regista Antonio Tassinari che domani per la quinta volta porterà in piazza la rivisitazione «L’idea è stata di Civolani dell’Anpi, la forza rivoluzionaria l’ha messa il Teatro Comunitario di Ponte»

24 aprile 2014
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Dal 2010 il clou del 25 Aprile è diventato LiberAzione, la rievocazione dell’arrivo degli Alleati e dei partigiani a Ferrara messa in scena dalle decine di cittadini che fanno parte del Teatro Comunitario di Pontelagoscuro. Domani alle 17.45 quinta replica (ma ogni anno c’è qualche cambiamento): si parte da piazza Verdi e si arriva in corso Martiri della Libertà. Soggetto e regia di LiberAzione sono di Antonio Tassinari (Teatro Nucleo). Con lui il discorso parte dal 2009.

Tassinari, di chi è stata l’idea?

Di Daniele Civolani, era da poco presidente dell’Anpi e chiese a noi del Teatro Comunitario di far qualcosa per il 25 aprile che trasformasse una celebrazione in una festa.

Qualcosa in contrario alle celebrazioni?

Vanno benissimo, solo che spesso sono riti vuoti, cerimonie che non emozionano. Noi come Teatro Comunitario invece lavoriamo proprio sulla memoria e sull’emozione. E Civolani ci conosceva bene perché era preside a Ponte e ci aveva visto all’opera. È nata così la collaborazione.

Due parole due su cosa è il Teatro Comunitario.

Ci riappropriamo di parole come solidarietà, integrazione, rapporti tra diversi, incontro tra generazioni, tra differenti strati sociali. Il Teatro Comunitario è questa roba qui, è pura forza trasformatrice. Vogliamo dirlo senza paura?

Diciamolo.

È forza rivoluzionaria, liberatrice. E forse è anche un’esperienza unica, almeno nel panorama teatrale italiano. Per trovare analoghe esperienze bisogna andare in America Latina, in particolare in Argentina.

Stop. A mettere in scena, o meglio in strada, la Liberazione, non si rischia di scivolare nella retorica?

Non c’è nessun timore a sconfinare nella retorica se retorica equivale ad autentica commozione, a emozione condivisa tra attori e pubblico.

Qual è il trucco per emozionarsi ed emozionare?

Partire dalla memoria, che può essere memoria personale, memoria di un paese, memoria collettiva. Per LiberAzione abbiamo scavato soprattutto nella memoria collettiva studiando quel periodo e andando a visionare filmati e fotografie della Liberazione a Ferrara. La ragazza ferrarese che bacia il soldato inglese in Porta Reno è uno degli episodi che abbiamo deciso di rappresentare perchè è un momento forte da rivivere: una ragazza di vent’anni che bacia sulla bocca un soldato, probabilmente anche un po’ puzzolente, e la gente intorno che anzichè additarla come una poco seria la applaude. In quell’aprile del 1945 tutte era davvero possibile. Lavorare sulla memoria per noi significa creare il presente.

Quanti lavorano a LiberAzione ?

Siamo tanti e c’è sempre gente nuova perché per LiberAzione il Gruppo del Teatro Comunitario si apre anche a chi è disponibile solo per questo appuntamento.

E i soldi?

Sono sempre meno. Il Comune quest’anno ci ha potuto dar2.000 euro, contiamo pure su un aiuto della Fondazione L’Approdo. È sempre più dura. Il prossimo anno, per il 70° della Liberazione, dovrebbero esserci più risorse a disposizione e cambierà anche LiberAzione.

Tassinari mentre si dirige dagli attori del Teatro Comunitario che stanno facendo le prove generali in via Venezia a Pontelagoscuro parla di un libro che uscirà a giugno su iniziativa di Titivillus, una casa editrice molto attiva nel campo teatrale. «S’intitola “Un’avventura utopica”. Sottotitolo: Teatro e trasformazione nell’esperienza del Gruppo Teatro Comunitario di Pontelagoscuro». Informa Tassinari.

Il libro, curato dalle ricercatrici Greta Marzano ed Erica Guzzo, contiene interviste a Tassinari e ad attori del gruppo, le scritture sceniche dei quattro lavori realizzati da Tassinari per il Teatro Comunitario: Il Paese che non c’è, Gran Cinema Astra, LiberAzione, La patria nuova.

«Lei che è giornalista, mi può dire se è corretta l’espressione “grandemente orgoglioso?»

Insolita, ma passabile.

Bene. Io sono grandemente orgoglioso del libro e del Gruppo Teatro Comunitario, che è la politica, quella buona, la solidarietà, quella vera. È tutte quelle belle cose che ci diciamo, che vorremmo e che non arrivano mai, ma a volte accadono».