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Ricca esposizione per Michelangelo

Ricca esposizione per Michelangelo

Il critico Scardino omaggia “La Leda perduta” destinata agli Estensi

25 aprile 2014
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Sarà inaugurata martedì 29 aprile, alle 17, nei Camerini del Principe in Castello Estense, la mostra “La Leda perduta: una collezione ferrarese. Divagazioni su un mito nel centenario di Michelangelo Buonarroti”, che resterà aperta fino al 18 maggio.

Per l’occasione, dunque, riapriranno al pubblico le sale che un tempo furono l’appartamento privato del duca Alfonso I d’Este, per ospitare l’esposizione (di fatto l’ultima in programma) curata dal critico d’arte ferrarese Lucio Scardino, con catalogo pubblicato dalla Liberty House di Ferrara.

L’orario di visita è lo stesso del percorso museale del Castello Estense, ovvero dalle 9.30 alle 17.30, con ultimo biglietto alle 16.45. Invariato è anche il costo del biglietto di ingresso al Castello.

Trenta sono le opere – pittoriche, sculture, grafica - esposte per l’occasione, tutte collezionate dal curatore in circa trent’anni sul tema di “Leda”, il quadro perduto di Michelgano, fra le quali spiccano le firme di Renato Guttuso o degli ex docenti al liceo artistico ferrarese Dosso Dossi: Goberti, Guidi, Biavati, Zanni e Bonora.

L’esposizione cade volutamente nel 450simo anniversario della morte di Michelangelo Buonarroti. Proprio al grande artista toscano Alfonso I d’Este commissionò verso gli anni Trenta del Cinquecento il dipinto “La Leda col cigno”, essendo il duca rimasto fortemente impressionato dal personaggio narrato da Ovidio nelle “Metamorfosi”. Libro, peraltro, molto conosciuto ed apprezzato nella corte ferrarese. Il quadro del celebre artista toscano era destinato ad arricchire la leggendaria collezione d’arte dei Camerini, ma non giunse mai a Ferrara a causa di una serie sfortunata di coincidenze. In primis, narrano i racconti dell’epoca, il commento critico all’opera fatto dall’ambasciatore di casa d’Este che era andato a ritirare il quadro. Tali parole negative fecero infuriare Michelangelo, il quale regalò il quadro al re di Francia. Alla morte di quest’ultimo, la regina decise di farlo bruciare, a causa delle oscenità del dipinto in un momento di grande fermento religioso.

Del quadro di Michelangelo sono rimasti però un paio di studi preparatori dello stesso autore e varie copie cinquecentesche di vari artisti del tempo. E nei secoli il soggetto ha ispirato tantissimi artisti, finché Scardino ha deciso di iniziare la raccolta delle opere, commissionandone poi altre proprio in occasione di questa mostra in Castello.

«La mostra – commenta la presidente della Provincia, Marcella Zappaterra - si propone come un percorso iconografico lungo il tempo su questa figura femminile tuttora fonte di forte ispirazione artistica e, nello stesso tempo, è l’occasione per riaprire al pubblico alcuni spazi del Castello ricchi di storia e arte».

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