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Lacrime e malori per l’addio a Mattia

Lacrime e malori per l’addio a Mattia

A Santa Maria Maddalena i funerali del diciottenne. Due ragazzi si sono sentiti mancare durante la funzione

26 aprile 2014
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La maggior parte dei presenti indossa jeans e felpa con cappuccio, al massimo una maglietta a maniche corte o una camicia portata fuori dai pantaloni. Segno inconfondibile della loro giovane età. Oscillano tra i 15 e i 24 anni. Sono tanti, sono commossi, sono ragazzi. Ragazzi che piangono Mattia Monesi.

Ieri alla chiesa di Santa Maria Maddalena, appena al di là dal Po, si è celebrato il funerale del diciottenne morto nella notte tra venerdì e sabato scorsi mentre si trovava in uscita con il suo gruppo Scout.

La triste verità uscita dall’autopsia ha cancellato la prima ipotesi, quella di morte per arresto cardiaco, per aprire una cartella ancora più drammatica: quella che dice che il giovane Mattia era malato terminale; affetto da un tumore di cui nemmeno lui era a conoscenza.

La chiesa è gremita. Il carro funebre arriva accompagnato dai rintocchi delle campane, quelli inconfondibili, e allora anche gli anziani escono dai bar e osservano in silenzio l’auto passare. «Puvrìn l’era un ragazet…», dicono alcuni. Accanto all’auto grigia i compagni Scout, tutti in divisa. La mamma, i familiari più stretti e in testa al piccolo corteo il parroco che procede recitando il “Padre nostro”. Anche lui sopra la tunica porta il fazzolettone, simbolo dello scautismo.

Tra i presenti anche Fabrizio Fenzi (sindaco del Comune di Stienta) e Daniele Chiarioni (sindaco del Comune di Occhiobello). Pochi minuti dopo le 16 ha inizio la messa. Cominciano i canti. Chitarra e battito di mani accompagnano le parole, anche questo è segno inequivocabile di gioventù. «Siamo qui per ringraziarti di averci fatto conoscere e vivere Mattia ma non è così facile oggi dire grazie – afferma il parroco – Ora in noi, in questa comunità e tra la gente regna il silenzio interrotto solo dal pianto».

Il diciottenne era l’unico figlio di Consilia Vicidomini, donna che aveva già dovuto superare un lutto dolorosissimo. Suo marito era infatti morto 12 anni fa, nel 2002, quando Mattia aveva appena sei anni. Destino crudele. Anche lui, come il giovane Mattia fu condannato a morte dalla stessa brutale malattia. A metà funzione una ragazza Scout si è sentita mancare.

All’interno della chiesa le persone e le lacrime sono tante. Durante la comunione anche un altro coetaneo di Mattia si è sentito poco bene; dopo essersi accasciato sono intervenuti alcuni volontari per il primo soccorso e con la barella lo hanno trasportato nell’ambulanza parcheggiata a pochi metri dall’ingresso. Un mancamento. Forse i primi caldi, forse la consapevolezza che al campetto, a scuola o in centro non incontrerà più il suo amico Mattia e non parlerà più con lui; forse entrambe le cose.

«Gesù come puoi in un momento simile ordinare anche a noi di non piangere? Stai scherzando Gesù? Possiamo fare solo questo ora. Piangi anche tu – dice il parroco durante l’omelia – Ora Mattia si è rialzato, non è più qui giù: è in cielo. Chissà che cosa ha detto quando si è trovato lì tra le tue braccia».

Samuele Govoni