La Nuova Ferrara

Ferrara

Da Localisti a Ferraristi in un colpo

Da Localisti a Ferraristi in un colpo

L’editoriale del direttore STEFANO SCANSANI

27 aprile 2014
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C'è un periodo dell'anno nel quale - puntualmente - l'Italia s'infila nelle feste civili, le onora con le merende, decide di andare a votare. E' il paese delle meraviglie e delle baruffe, che ancora gioca con le appartenenze, i picchi alimentari, i tonfi economici, la quotidiana democrazia, l'inesausto tentativo di star meglio. Il ragionamento che sto imbastendo non è poi così complicato o troppo lontano. La Ferrara odierna asseconda perfettamente l'Italia di questo periodo dell'anno. Nel corrente fine settimana, mentre volano gli aquiloni al Parco Urbano, sventolano le bandiere che connettono il 25 Aprile al Primo Maggio, la cultura torna a concentrarsi sul libro ebraico, e Ferrara mastica, annusa, s'accalca e finisce nell'abnorme piatto del Salone Nazionale delle Sagre, confidenzialmente Misen. Dove scorre tutta una civiltà, s'impressiona un'esatta fotografia dei tempi moderni: qualità della vita, cibo come identità, qualcuno con lo stuzzicadenti fra le labbra, altri che sono assolutamente convinti di mangiarsi le tradizioni materpaterne, il Ferrarese per intero. Il Salone delle Sagre è bellissimo, perché concentra la festa d'ogni paese in una sola botta.

E mentre gli altri ansimanti politici, candidati sindaci, aspiranti consiglieri comunali stavano in centro storico per conseguire l'ultima benedetta firma per la presentazione della lista (ci son tutte quelle presentate nell'inserto di oggi della Nuova), in Fiera vagava tatticamente Magdi Cristiano Allam, in corsa per il Parlamento in quota a Fratelli d'Italia - Alleanza Nazionale. Ma che c'azzecca il giornalista scrittore egiziano naturalizzato italiano ora molto militante, nel frastuono di sughi, risi e polente della mostrassaggi? Ha svolto la sua strategia all'antica: andare, mostrarsi e discutere dove c'è gente, elettori di quel tipo pratico che sull'ora di pranzo scopre gli istinti.

Allam, la cui propaganda canta "No i clandestini! Prima gli italiani!", era armato di un solo simbolo: una spilla di latta con la scritta Localist, che è una fusion fra la passione per il locale e la lista (la sua, immagino). Localisti, tanto per restare in ambito piccolo-piccolo. L'egiziano che nel 2008 da Papa Ratzinger ha ricevuto in un'unica soluzione battesimo, cresima e comunione, ha parcheggiato il camioncino pavesato di slogan fuori dalla Fiera e ha fatto la sua lieve pubblicità alla maniera italiana, accompagnato da un amico sostenitore che opera in un importante salumificio al Misen con suadenti salami, gagliarde salamine e gigantesche zie in perenne affettatura.

Gli chiedo: che cosa fa, oltre che italianizzato s'è anche padanizzato e mangia maiale insaccato? "No, questo davvero no", replica pronto. Ecco perché dentro il Salone Allam resta dieteticamente straniero. Ecco perché il Misen è un'occasione insurrezionale dell'appetito contro la crisi, e che va a scovare le energie, le qualità e i prodotti che sarebbero i più potenti per estinguere le parcellizzazioni, carburare la provincia turistica. Potrebbero. Tutto dipende dal come gli organizzatori e le realtà locali rappresentate prima o poi (cioè con urgenza) decideranno di connettere le sagre per farne un motore. Da Localisti a Ferraristi. Cioè ferraresi finalmente da corsa.

Stefano Scansani

s.scansani@lanuovaferrara.it