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Universitario-affittuario: ma quanto è difficile

Universitario-affittuario: ma quanto è difficile

L’avventura della trattativa sul canone, sulla qualità delle stanze e la manutenzione nel racconto di Marta dell’Aiesec

29 aprile 2014
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Gli affitti combattono la crisi, o la alimentano? A questa domanda e a quelle raccolte tra gli immatricolati all'Università di Ferrara ha dato una risposta Marta Crosato del Comitato locale di AIESEC Italia. L'Associazione studentesca, pertanto, aiuta gratuitamente gli studenti, e specialmente coloro che provengono da fuori, a sistemarsi sul suolo ferrarese. Nata a Treviso, l'anno scorso Marta si è trasferita in città per studiare farmacia.

Entrate costanti con il minimo investimento per la manutenzione: è lo slogan allettante per tutti coloro che possiedono uno o più locali e non per forza veri e propri appartamenti.

Ancora più interessante se si considera che i possibili inquilini siano solo ed esclusivamente studenti universitari. D'altronde questa pratica del guadagno sicuro non è certo una novità ed è ben vista soprattutto in questo periodo in cui la crisi mette in difficoltà sempre più posti di lavoro e, quindi, famiglie.

Tuttavia, ciò non giova agli studenti: ragazzi che lasciano il loro nucleo familiare recandosi nella piccola città di Ferrara per cominciare una carriera universitaria, si trovano alle prese con stanze non isolate, perciò difficili da riscaldare d'inverno, locali comuni troppo piccoli, arredamenti troppo antiquati e scadenti, e chi più ne ha più ne metta, dovendo comunque pagare un affitto regolare.

A questo si somma, nella maggior parte dei casi, una certa diffidenza da parte dei proprietari a venire incontro alle esigenze di chi occupa e paga regolarmente i propri locali. Un gruppo di studentesse intervistate riguardo tale tematica ha risposto:

«Di tre abitazioni che ho cambiato, solo un proprietario faceva la regolare manutenzione.

Le case sono sporche, vecchie e non puoi azzardare la richiesta. In quella attuale sto ancora aspettando che l'impianto elettrico venga messo a norma».

E non sono mancati episodi del comune fai-da-te per cercare di risparmiare il risparmiabile: «Il marito della proprietaria ha tentato di aggiustare il bagno circa due o tre volte prima di rassegnarsi alla sua incompetenza e chiamare l'idraulico».

Per concludere con un senso di superiorità negli atteggiamenti che le ha scoraggiate: «Spesso ho dovuto far intervenire i miei genitori perché a me i proprietari non davano conto.

Mi prendevano solamente in giro, nonostante abbia venticinque anni e non sia una sprovveduta».

Le testimonianze sono molte, molte quelle negative, ma fortunatamente si sentono anche parole di conforto, da cui i proprietari sono elogiati per la loro disponibilità, sebbene si tratti di casi isolati.

Resta, dunque, un metodo sicuro e conveniente per guadagnare? La risposta è no; infatti aumenta il numero di ragazzi che rifiutano la stanza in affitto per necessità economiche, poiché ritengono la quantità degli acconti da versare esagerata rispetto alla qualità dei locali.

Altrettanti si lamentano per il fatto che alcuni affitti sono troppo elevati rispetto alle dimensioni degli appartamenti: «Ho vissuto in una mansarda spacciata per abitabile con tetto spiovente e senza luce. Pagavo 300 euro per 20 metri quadrati e bagno 2 per 2».

Insomma, pare che la corda immaginaria che lega le relazioni tra inquilini e proprietari a Ferrara, si stia tendendo sempre più.

Di certo non è una buona pubblicità per la medesima città, che rimane una delle chicche culturali italiane. Sta agli stessi proprietari il compito di rivedere il loro approccio verso gli affittuari e magari provare a presentare alloggi più confortevoli e dignitosi, investendo in impegno e con qualche euro in più.

Marta Crosato

AIESEC

Ferrara